«Non c’è alcun bisogno di modificare la legittima difesa, facendosi travolgere dalle aspettative di chi ha fatto del linguaggio dell’odio il proprio credo. La norma attualmente in vigore va bene così». E’ questo, in estrema sintesi, l’invito rivolto ieri mattina ai componenti della Commissione giustizia del Senato da parte del Consiglio nazione forense e dell’Organismo congressuale forense. L’avvocatura istituzionale era stata chiamata a dare un parere sui vari disegni di legge sulla riforma dell’art. 52 cp attualmente in discussione in Parlamento. Sono cinque i disegni di legge depositati: uno d’iniziativa popolare, due presentati da Forza Italia, uno dalla Lega ed uno da Fratelli d’Italia. L’interlocuzione preventiva è stata voluta dal presidente della Commissione, il leghista Andrea Ostellari.

Oltre ai soggetti istituzionali, il dialogo si è esteso anche le vittime che, per aver reagito a forme di aggressioni, si sono viste accusate di eccesso nella legittima difesa subendo lunghi e complessi iter giudiziari. In rappresentanza degli avvocati Andrea Mascherin e Antonio Rosa, rispettivamente presidenti del Cnf e dell’Ocf, erano presenti gli avvocati Antonio De Michele e Alessandro Vaccaro.

«L’attuale formulazione dell’art. 52 cp appare essere adeguata a bilanciare i contrapposti interessi, tra la difesa posta in essere da chi viene ingiustamente aggredito e il diritto alla vita e all’incolumità dell’aggressore», hanno dichiarato De Michele e Vaccaro, secondo cui «non pare opportuno indulgere all’ampliamento delle facoltà di difesa da parte dell’aggredito al punto di negare il diritto fondamentale alla vita o all’integrità fisica dell’aggressore».

L’attuale impianto normativo, modificato nel 2006 durante il secondo governo Berlusconi, «garantisce in maniera piena chi reagisce e si difende da un’aggressione ingiusta» in quanto «si fonda su due paradigmi: l’attualità del pericolo e la proporzionalità della reazione rispetto all’offesa». La riforma del 2006 ha poi introdotto nell’ordinamento la «presunzione di proporzione» nel caso del reato di viola- zione di domicilio. La modifica, in pratica, aveva già allargato le maglie della legittima difesa, introducendo una forma di autotutela non prevista e rendendo la reazione sempre proporzionata. «Il cittadino - con i dovuti paletti - può usare un’arma anche a difesa di un diritto patrimoniale», hanno precisato quindi i due avvocati.

Inoltre, «di fronte a questo quadro consolidato, le ipotesi di riforma proposte sono quasi tutte finalizzate ad eliminare con il requisito della proporzionalità tra offesa e difesa, anche la discrezionalità del magistrato nella valutazione della sussistenza della legittima difesa. Ampliare i margini di operatività della legittima difesa reca con sé il rischio di legittimare, nella prassi, l’immagine di un “cittadino- giustiziere”, chiamato a coadiuvare o al limite, sostituire, l’azione statuale di prevenzione e repressione dei reati», hanno poi concluso i delegati del Cnf e dell’Ocf, prima di passare di evidenziare in dettaglio le varie criticità dei singoli articolati dei ddl.

Come, ad esempio, la previsione dell’inserimento del furto in abitazione nel novero dei reati di cui all’art. 4 bis ordinamento penitenziario che esclude l’accesso alle misure alternative al carcere per i reati più gravi. Sul progetto di riforma della legittima difesa, oltre all’avvocatura, in questi mesi era intervenuta con giudizi molto critici anche l’accademia. L’Associazione italiana dei professori di diritto penale aveva espresso «profonda preoccupazione per i messaggi ingannevoli che sul tema si stanno diffondendo nell’opinione pubblica». E la professoressa Angela Della Bella dell’Università statale di Milano, intervistata su questo giornale aveva avanzato il dubbio che una modifica del genere potesse superare il vaglio di costituzionalità.

«La situazione attuale - aveva invece spiegato il presidente dell’Anm Francesco Minisci - è quella che tutela sia l’aggredito che l’aggressore, indicando parametri precisi in cui c’è legittima difesa. La norma proposta va nella direzione che legittima di sparare a chiunque. Starei attento e farei una riflessione seria: se togliamo la proporzionalità e non facciamo accertamenti rigorosi, c’è il rischio concreto di una giustizia fai da te».

«Non si esclude un intervento sulla legittima difesa per eliminare le zone d’ombra dell’attuale normativa in materia», aveva dichiarato prima della pausa estiva il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Evidentemente consapevole che il percorso di riforma dell’art. 52 non si annuncia facile. «Si vedrà se un provvedimento per la revisione della materia avverrà attraverso progetti di origine parlamentare o iniziative legislative governative» aveva poi aggiunto, sollevando le ire dei promotori dei ddl citati.