Basta assegni di mantenimento a forfait, il padre e la madre separati si dividano proporzionalmente le spese per i figli. Il disegno di legge n. 735 sulla «bigenitorialita perfetta», così ribattezzato dal suo autore, l’avvocato familiarista di Peruga, Simone Pillon - si è incardinato ieri in commissione Giustizia al Senato per cominciare il suo percorso di approvazione. Pillon, senatore leghista noto per essere l’ideatore del Family Day, ha presentato un testo che si compone di 24 articoli, che ridefiniscono l’iter dell’affidamento dei figli in sede di separazione.

MEDIAZIONE

I primi articoli dispongono come obbligatoria la mediazione familiare, con l’introduzione dell’albo nazionale del mediatore familiare con esame abilitativo, per accedere al quale sono necessarie «laurea specialistica in discipline sociali, psicologiche, giuridiche, mediche o pedagogiche» oppure «avvocati iscritti all’ordine professionale da almeno cinque anni e che abbiano trattato almeno dieci nuovi procedimenti in diritto di famiglia e dei minori per ogni anno». Viene poi istituito, «a pena di improcedibilità» della separazione, un particolare procedimento di mediazione familiare «informale e riservato» che dura al massimo sei mesi: al primo incontro le parti devono essere assistite dai rispettivi avvocati, che devono essere presenti alla stipulazione dell’accordo finale ma possono non partecipare su accordo delle parti agli incontri intermedi. L’accordo, poi, deve es- sere omologato dal tribunale.

FIGLI

Il ddl punta alla modifica del codice civile nei provvedimenti che riguardano i figli, introducendo il principio del «diritto del minore di trascorrere tempi paritetici in ragione della metà del proprio tempo, compresi i pernottamenti, con ciascuno dei genitori. Salvo diverso accordo tra le parti, deve in ogni caso essere garantita alla prole la permanenza di non meno di dodici giorni al mese, compresi i pernottamenti, presso il padre e presso la madre, salvo comprovato e motivato pericolo di pregiudizio per la salute psico- fisica del figlio minore». Inoltre, si stabilisce «il doppio domicilio del minore presso l’abitazione di ciascuno dei genitori», mentre sarà il giudice a stabilire «nell’interesse dei figli minori che questi mantengano la residenza nella casa familiare, indicando in caso di disaccordo quale dei due genitori può continuare a risiedervi. Quest’ultimo è comunque tenuto a versare al proprietario dell’immobile un indennizzo pari al canone di locazione computato sulla base dei correnti prezzi di mercato». Quanto all’assegno di mantenimento per i figli, Pillon ha definito «maturi i tempi per applicare il principio del mantenimento diretto» e nel ddl prevede che il giudice fissi «la misura e il modo con cui ciascuno dei genitori deve contribuire al mantenimento, alla cura, all’istruzione e all’educazione dei figli, applicando in ogni caso il mantenimento diretto come indicato ai commi precedenti e sulla base del costo medio dei beni e servizi per i figli, individuato su base locale in ragione del costo medio della vita come calcolato dall’ISTAT, indicando altresì le spese ordinarie, le spese straordinarie e attribuendo a ciascun genitore specifici capitoli di spesa». Il testo, inoltre, prevede l’abrogazione del secondo comma dell’articolo 151 del codice civile, in tema di separazione giudiziale, che attualmente prevede che il giudice dichiari, ove ne ricorrano le circostanze e ne sia richiesto, a quale dei coniugi sia addebitabile la separazione, «in considerazione del suo comportamento contrario ai doveri che derivano dal matrimonio».

REAZIONI

Il ddl, in sostanza, punta a modificare in modo sostanziale l’articolo 337 ( ter, quater, quinquies, septies e otcies) del codice civile, sui provvedimenti riguardi ai figli. In particolare sul fronte dell’assegno di mantenimento: «Si disinnesca il principio dell’assegno: il mantenimento non sarà fifty- fifty: il genitore che guadagnerà di più contribuirà di più, ma saprà che ogni euro sarà speso per il figlio e non per l’ex coniuge. Qua non si fanno né gli interessi della madre né quelli del padre», ha commentato Pillon.

Il disegno di legge ha suscitato la dura reazione della rete Dire dei centri antiviolenza, che temono che in questo modo «le donne, con minori risorse economiche, siano impossibilitate a chiedere la separazione e mettere fine a relazioni violente». Critiche anche dalle volontarie di Telefono Rosa, che definisco il ddl un modo per «scoraggiare e complicare le separazioni», stigmatizzando soprattutto le norme sulla casa familiare: «L’ingiustizia è totale se l’abitazione non è più un diritto di stabilità per i figli, se la possibilità di continuare a vivere nella casa familiare è condizionata al pagamento di un canone di locazione di mercato ( quante donne saranno in grado di affrontare questi nuovi oneri?); se i figli minori saranno costretti a vivere erranti tra padri, madri e parentele varie».