Beppe Sala non ha commesso abuso d’ufficio, quando era amministratore unico di Expo 2015. Lo ha stabilito il tribunale di Milano, con la gup Giovanna Campanile che ha deciso per il non luogo a procedere “perchè il fatto non sussiste” sulla richiesta di rinvio a giudizio per l’attuale sindaco del capoluogo lombardo.

La vicenda risale al 2012 e l’accusa contestava presunte irregolarità nell’affidamento diretto alla società Mantovani Spa della fornitura di seimila alberi, che facevano parte del capitolo “verde” della maxi- gara d’appalto per la Piastra dell’esposizione universale. L’ipotesi era di aver procurato ingiusto profitto alla società, con una commessa da 4,3 milioni di euro a fronte di un costo per l’impresa di 1,7 milioni.

«È stata ristabilita la verità, questa decisione ha dimostrato che l’affidamento era legittimo e non era necessaria alcuna gara», ha commentato Sala al termine dell’udienza, attraverso il suo difensore Salvatore Scuto. Il gup, dunque, ha respinto la linea accusatoria sostenuta dai procuratori generali Vincenzo Calia e Massimo Gaballo, secondo cui mancavano i requisiti di urgenza per assegnare la fornitura di alberi con affidamento diretto invece che con gara.

Il sindaco è stato l’unico prosciolto: rinviati a giudizio, invece, gli altri sette imputati, tra cui due società. Insieme a Sala, infatti, erano imputati l’ex manager di Expo Angelo Paris, l’ex dg di Ispa Marco Rognoni, l’ex presidente della Mantovani Piergiorgio Baita, il presidente di Coveco Franco Morbiolo, l’ex dipendente di MM Dario Comini, e due società, Coveco e Mantovani. I reati contestati a vario titolo sono, oltre all’abuso, corruzione, turbativa d’asta, rivelazione di segreto d’ufficio, accesso abusivo a sistema informatico e ricettazione.

Le grane di Sala legate al suo ruolo in Expo 2015, però, non sono esaurite. Il primo cittadino, infatti, deve rispondere dell’accusa di falso ideologico e materiale in concorso con Paris e la prossima udienza del processo si terrà il 15 maggio.

Anche questa imputazione riguarda la gara per la Piastra: secondo la Pg, Sala avrebbe retrodatato di 13 giorni due verbali di nomina della commissione aggiudicatrice della gara, per evitare di dover ripetere una procedura che avrebbe allungato i tempi per l’allestimento delle strutture dell’esposizione universale, all’epoca dei fatti già in ritardo rispetto ai cronoprogrammi.

L’inchiesta su Expo giunge così alle sue battute finali dopo un lungo braccio di ferro all’interno del Tribunale di Milano. A fine 2016, infatti la procura generale guidata da Roberto Alfonso ha avocato a sè l’inchiesta della procura, allora presieduta da Edmondo Bruti Liberati, adombrando ipotesi di inerzia da parte dei pm. La Procura, infatti, aveva chiesto l’archiviazione della posizione di Sala per tutte le imputazioni a suo carico ( falso e turbativa d’asta, poi ridimensionata ad abuso d’ufficio), ma il gip Andrea Ghinetti aveva respinto la richiesta e ordinato nuove indagini. Sul fronte civile, invece, la Corte dei Conti della Lombardia ha ha notificato un avviso preliminare al sindaco di Milano e ad altri per un presunto danno erariale da 2,2 milioni di euro, sempre in relazione alla fornitura degli alberi.