Dalla destituzione di Bellomo, che «ha prodotto discredito per la giustizia», all’altolà alle toghe che organizzano corsi per profitto ( «no ai magistrati imprenditori» ), dal nuovo Codice Antimafia che contiene gravi violazioni dello Stato di diritto alla riforma delle intercettazioni, che «va nella direzione giusta». E poi anche la politica assente che è alle base delle facili promesse elettorali di questi giorni ( «ridicola quella di Grasso di abolire le tasse universitarie» ), e le capriole giuridiche dei grillini che calpestano la Costituzione a loro uso e consumo. Giudice emerito della Corte Costituzionale, professore della Scuola Normale Superiore di Pisa e già ministro della Funzione pubblica nel governo Ciampi, Sabino Cassese affronta insieme al Dubbio i maggiori nodi della politica e della giustizia emersi di recente in un Paese in fibrillazione che si appresta alle urne.

Professore, è imminente la rimozione dai ranghi della magistratura amministrativa del consigliere Bellomo, che parla di “processo mediatico imbastito sulla stampa e sulla tv”. È davvero così, oppure la decisione del Consiglio di Stato è giustificata?

A quel che si apprende dai quotidiani, i fatti parlano da sé. Il componente di un organo giudicante non può comportarsi in quel modo. Finisce per produrre discredito per la giustizia.

La vicenda ha inoltre gettato luce sui corsi privati organizzati da magistrati per i concorsisti. I magistrati amministrativi possono legittimamente farlo, ma non sarebbe opportuno rivedere le norme anche per loro, onde prevenire sospetti e possibili conflitti di interesse?

Sarebbe una perdita grave se i magistrati non potessero insegnare e trasmettere la propria esperienza ad altri. Quindi ben vengano magistrati– insegnanti. Altra cosa sono i magistrati organizzatori di corsi, altra cosa è fare corsi “for profit”. Per essere più concreto, se un magistrato insegna alla Scuola della magistratura o alla Scuola nazionale di amministrazione, anche prendendo un modesto gettone di presenza, non credo vi siano problemi. Questi sorgono se i magistrati organizzano privatamente imprese educative, perché in tal caso non sono educatori, ma imprenditori.

La riforma sulle intercettazioni ha fatto molto discutere: la reputa efficace nel limitare la trascri- zione di conversazioni irrilevanti e non pertinenti?

Va nella direzione giusta. Suggerisco di accertare come funziona, prima di esprimere giudizi definitivi. E auspico che delle intercettazioni si faccia un uso discreto e limitato ai fini degli accertamenti. Non dimentichiamo che vi sono molti altri modi di raccolta delle prove. Principi di diritto suggeriscono di utilizzare i mezzi di raccolta delle prove meno invasivi e lesivi della privacy ( un diritto che spetta a tutti, anche agli indagati), secondo un criterio di proporzionalità.

A destare polemiche è stata peraltro anche la maggiore intrusività dei trojan. Potranno essere utilizzati anche nelle private dimore e anche per i reati contro la pubblica amministrazione, in ideale continuità con il nuovo codice Antimafia, che estende confische e sequestri a questo tipo di reati ed è stato criticato tra gli altri da Cantone e Flick. Nota in questi due fatti un progressivo scivolamento dell’azione politica nel populismo penale, a detrimento delle garanzie costituzionali?

L’estensione delle norme antimafia ai reati di corruzione ( tutti meno uno, se non ricordo male) mi pare una grave violazione dello Stato di diritto. Possibile colpire con la confisca, prima del processo, anche tali reati? Non dimentichiamo che i fondatori dello Stato italiano hanno sempre avvertito che la prevenzione è un’attività lesiva della libertà personale, perché opera senza un processo, sulla base del sospetto.

Il M5s, quello dei tribunali del popolo e dei “vaffa” in piazza contro i politici, ora imbocca con il nuovo Codice etico la via del garantismo. Evoluzione filosofica o puro opportunismo ritagliato su misura dell’indagato Di Maio, e di Raggi rinviata a giudizio?

Perché mi fa questa domanda? Pensa che da quelle parti alberghino desiderio di coerenza e attenzione per lo Stato di diritto?

Le nuove regole pentastellate prevedono inoltre una sanzione economica per l’eletto che rompe il vincolo di fedeltà al Movimento in palese violazione della Costituzione. I big grillini sostengono però che il contratto privato pattuito, che prevede anche 300 euro al mese da destinare alla piattaforma privata Rousseau, consente di applicare la multa. È davvero così?

Bisognerebbe chiederlo a loro. Va notato che queste nuove norme grilline sono dettate per l’associazione numero due, non per la prima. Ci si deve, quindi, chiedere se gli associati alla prima facciano parte della seconda. La prima è retta da un “non statuto”, la seconda da uno “statuto”. Seconda domanda: le norme per evitare “tradimenti”, che prevedono sanzioni sono quelle dei 300 euro mensili o le altre che dispongono sanzioni pecuniarie? Quello grillino è un ordinamento fluido, che cambia e lascia aperte molte questioni, come notato dal tribunale di Palermo nel noto caso delle “regionarie” siciliane. È chiaro che questo espone il movimento a interventi giudiziari che non possono non tener conto di quanto dispongono il codice civile e la Costituzione ( in particolare, il divieto di mandato imperativo).

Intanto la campagna elettorale ha preso l’abbrivio, segnata dall’insostenibile leggerezza di promesse impossibili. A che cosa si deve tanta “flessibilità”, sfoggiata a dispetto di un debito pubblico salito di altri 210 miliardi negli ultimi 5 anni?

Quando la politica è assente, ne fanno le veci le promesse. Ridicola, in particolare, quella dell’abolizione delle tasse universitarie. Chi l’ha fatta non sa che l’argomento è discusso da quasi un secolo e implica problemi di giustizia sociale. Ma la giustizia dei tribunali è diversa dalla giustizia sociale.

La legge elettorale non consentirà con ogni probabilità di incoronare un vero vincitore. Dobbiamo attenderci un governo di larghe intese dopo il voto?

Le possibilità sono tre. Un accordo tra forze politiche ( come in Germania). Un governo di minoranza, con tolleranza delle altre forze politiche ( come in Irlanda e Spagna). Un “governo del presidente” ( come in precedenti esperienze italiane).