I parcheggi sotto al Tribunale ci sono, ma sono riservati e l’avvocato non può avervi accesso nemmeno dopo istanza al Presidente del Tribunale motivata con i propri gravi problemi motori dovuti a una malattia degenerativa. «Sono sdegnato da questo rifiuto», ha detto Cesare Visconti, legale del foro di Salerno e da 12 anni affetto da sclerosi multipla progressiva. Prima riusciva a muoversi in bicicletta ma da tre mesi il suo stato di salute è peggiorato e oggi l’avvocato si reca in udienza con l’aiuto di qualche collega o utilizzando due bastoni, ma la nuova cittadella giudiziaria dove sono stati spostati gli uffici ha reso più complicata la sua presenza in Aula.

La macchina, infatti, deve essere parcheggiata fuori, poi Visconti deve attraversare una strada a piedi, percorrere una scalinata, una rampa e poi attraversare due spiazzi, infine si raggiungono gli ascensori che portano al settimo piano del palazzo, dove si svolgono le udienze. Un percorso a ostacoli di circa un chilometro che, anche se attrezzato con corrimano, è comunque lungo e faticoso per chi ha problemi a camminare. Sotto le palazzine della cittadella giudiziaria, però, ci sono due piani di parcheggi interrati e collegati ai piani con gli ascensori. Per questo Visconti ha presentato istanza al Presidente Giovanni Pentagallo, scrivendo di «essere affetto da grave limitazione della capacità di deambulare, quindi per me è particolarmente disagevole raggiungere i nuovi uffici» e di aver constatato che «attraverso il parcheggio sottostante l’edificio è possibile raggiungere un ascensore che consente di evitare la scalinata o la lunga pedana con scivolo. Le mie condizioni non sono purtroppo suscettibili di miglioramento» e, per questo, chiede di poter essere autorizzato «ad accedere, anche con automezzo alla rimessa posto al di sotto del complesso, concedendomi di posteggiare, all’occorrenza, per il tempo necessario a svolgere il mio ministero presso il Tribunale». In buona sostanza, chiede di poter entrare e parcheggiare la propria auto nel parcheggio interrato, in modo da poter evitare il chilometro a piedi, considerando anche vicino non esistono parcheggi per disabili.

Il Presidente Pentagallo, però, ha opposto un netto diniego: «Le comunico mio malgrado che non è possibile autorizzare la sosta della sua autovettura. Tuttavia, le sarà quantomeno consentito l’ingresso, di certo più agevole per lei, tramite l’ascensore che dal livello del garage consente di giungere direttamente all’atrio della palazzina A. L’autovettura, però, come detto, non potrà sostare all’interno del parcheggio sottostante l’edificio. Dovrà pertanto necessariamente organizzarsi con un accompagnatore». No al permesso di sostare nei parcheggi, quindi, ma solo di entrare con l’auto in un tratto riservato ma senza possibilità di parcheggiare l’auto. E dunque, secondo il magistrato, l’avvocato Visconti deve disporre di un accompagnatore ogni volta che deve recarsi in tribunale, se vuole accedere dalla via riservata. Pentagallo, infine, non specifica da chi siano occupati i due piani di parcheggi interrati - probabilmente riservati a magistrati e dipendenti- tanto da non poter offrire la disponibilità nemmeno di uno a un avvocato con disabilità. «La decisione è lesiva della mia indipendenza, la cosa a cui tengo di più e che difenderò fino a quando potrò: mi sdegna sentirmi dire che devo essere accompagnato, gravando su un’altra persona quando invece mi basterebbe il consenso a qualcosa che l’ordinamento prevede per chi soffre di disabilità, ovvero un parcheggio adibito», ha commentato Visconti, che ha invece ottenuto dai tribunali vicini quelli di Vallo della Lucania e di Nocera - il permesso che chiedeva.

Al netto del fatto che un palazzo di giustizia appena costruito abbia riservato parcheggi per magistrati e dipendenti ma non per avvocati e cittadini che devono accedere ai servizi di giustizia, il dato pratico è evidente: sarebbe bastato un intervento del Presidente del Tribunale, che per di più rientra nella sua discrezionalità di organizzazione degli uffici, per risolvere la questione. Invece, richiesta negata senza alcuna giustificazione e avvocato costretto a contare sulle proprie forze e, nel caso, sulla cortesia dei colleghi nei corridoi del tribunale. Inoltre - elemento questo, invece, di diritto - il decreto ministeriale 236 del 1989 e il Dpr 503 del 1996 dispongono che gli edifici pubblici siano dotati di un punto di sposta per i veicoli dei diversamente abili all’ingresso, in quota 1 ogni 50 e possibilmente al coperto. Strano ma vero, nessuno dei tanti parcheggi dei due piani sotterranei, evidentemente, rientra in questa quota.