Dopo Medici Senza Frontiere e la tedesca Sea Eye anche Save The Children ha deciso di sospendere i soccorsi nel Mediterraneo. Il direttore delle operazioni Rob MacGilivray dice: «Siamo pronti a riprendere le operazioni, ma abbiamo il dovere di garantire la sicurezza del team e l'efficacia delle operazioni. Prima di poter riprendere la missione dobbiamo avere rassicurazioni in merito». In mattinata Medici Senza Frontiere ha deciso di "sospendere temporaneamente" le attività di ricerca e soccorso della propria nave, la Prudence, che opera davanti alla Libia. Lo comunica la stessa Ong, che parla di "rischio sicurezza legato alle minacce pronunciate pubblicamente dalla Guardia Costiera Libica contro le navi di ricerca e soccorso umanitarie impegnate in acque internazionali". "Le autorità libiche hanno dichiarato pubblicamente di aver istituito una zona di ricerca e soccorso (SAR) e limitato l'accesso delle navi umanitarie nelle acque internazionali al largo delle coste libiche - ricorda Msf - subito dopo, il Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) di Roma ha allertato Medici Senza Frontiere (MSF) di un rischio sicurezza legato alle minacce pronunciate pubblicamente dalla Guardia Costiera Libica contro le navi di ricerca e soccorso umanitarie impegnate in acque internazionali". "A seguito di queste ulteriori restrizioni all'assistenza umanitaria indipendente e dell'aumento dei blocchi che costringono i migranti in Libia - prosegue l'Ong - Msf ha deciso di sospendere temporaneamente le attivita' di ricerca e soccorso della propria nave, la Prudence. L'e'quipe medica di Msf continuerà a supportare le attività di soccorso a bordo della nave Aquarius, di SOS Mediterranee, che al momento sta pattugliando le acque internazionali", prosegue l'Ong. Anche la tedesca Sea Eye, ha deciso di sospendere le missioni di soccorso programmate: "Ci troviamo costretti a questa decisione a causa della mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo, non possiamo più continuare il nostro lavoro, non possiamo garantire la sicurezza degli equipaggi, l'espansione delle acque territoriali libiche e le minacce alle Ong non ci lasciano altra scelta", si legge in una serie di tweet.