Dice Carlo Nordio che un magistrato non dovrebbe candidarsi a cariche politiche «neppure dopo essere andato in pensione» perché «ogni suo atto compiuto da giudice o da pm verrebbe letto come propedeutico alla discesa in campo». Bene. Prendete allora Gerardo Laguardia. Oggi è in pensione, ed è stato procuratore capo di Parma negli anni ruggenti culminati con le inchieste contro la giunta dell’ex sindaco Vignali. Quelle indagini anzi le condusse in prima persona: mandò a casa un’intera generazione di amministratori di centrodestra, i soli che fossero riusciti a espugnare, dopo Guazzaloca, un capoluogo dell’Emilia. Ora si presenta per il Consiglio comunale in una lista a sostegno del candidato sindaco del Pd. «Non solo», spiega l’ex senatore di An Filippo Berselli, avvocato penalista, «perché per rispondere alle obiezioni mosse in questi giorni da diversi giornali, che hanno ricordato tra l’altro le critiche rivolte a Laguardia in alcune interrogazioni firmate all’epoca dal sottoscritto, lo stesso ex procuratore ha replicato che nelle intercettazioni da lui ordinate all’epoca vi fosse prova di come alcuni indagati avessero tentato di subornarmi affinché presentassi i suddetti atti di sindacato ispetti- vo».

Quelle indagini insomma sembrano avere un peso, in questa campagna elettorale.

Allora, chiariamo una cosa. La subornazione in diritto non è una roba leggera: è un reato. Vuol dire promettere denaro o utilità a qualcuno affinché commetta un illecito. Parliamo di un magistrato, dovrebbe saperlo bene. A seguire il suo ragionamento, qua non saremmo di fronte a una ‘ tentata subornazione’, ma a una subornazione consumata. Io le interrogazioni le ho presentate, altro che: nove in tutto...

Ma?...

Nessuno mi ha subornato, cioè corrotto. In quegli atti parlamentari c’erano forti critiche al modo in cui l’allora procuratore procedeva nel compiere le indagini.

E ora lui si riferisce a quelle stesse indagini per replicare a chi lo critica per la candidatura. E mi pare una cosa davvero singolare.

Insolita, senza dubbio.

Resto perplesso. Si riferisce a que- gli atti per dire che qualcuno avrebbe tentato di subornarmi. È vero che si tratta di documenti non più coperti da segreto, ma utilizzarli in un contesto elettorale, considerato che quegli atti provengono dall’attività che lui stesso condusse da magistrato, non mi pare sia proprio opportuno.

Certo non è vietato.

Certo che no, ma nessuno vieterà al sottoscritto di fare campagna elettorale in vista delle Comunali di Parma non per sostenere la candidatura di qualcuno ma per far conoscere ai cittadini il contenuto delle interrogazioni in cui criticai l’operato dell’ex procuratore Laguardia.

Comunque il caso ipotizzato in più di un’intervista da Carlo Nordio qui pare tradursi perfettamente in realtà.

Se il Dottor Laguardia fosse stato, che so, un giudice del lavoro, il presidente di una sezione civile, sarebbe stato diverso. Ma qui parliamo di un ex procuratore capo le cui indagini costrinsero un sindaco a dimettersi e provocarono nuove elezioni: è evidentissimo come la sua candidatura sia inopportuna. Tanto più che quelle indagini colpirono esponenti di una parte politica contro la quale ora il procuratore si candida. E come si può non restare perplessi? Certo che nessuno lo vieta, e l’opportunità che dovrebbe sconsigliarlo.

Qual è la conseguenza più grave?

Nessuno può dire che il Dottor Laguardia abbia predisposto quelle indagini in vista di una candidatura. Ma è plausibile che qualcuno pensi che in quell’attività inquirente il magistrato sia stato condizionato in qualche modo, magari anche non del tutto consapevole, dalle idee politiche in cui evidentemente si riconosce.

I cittadini di Parma come accoglieranno la candidatura di Laguardia?

Senza dubbio rispetto alla stragrande maggioranza di chi aspira a diventare consigliere comunale può vantare una visibilità enormemente maggiore. Però, se devo essere sincero, al posto del candidato sindaco del Pd non sarei così contento. Non sarei tanto convinto che avere dalla mia parte un ex procuratore sia un vantaggio.