Il suo Segreto criminale, uscito nel 2010, ha fatto conoscere molti retroscena della banda della Magliana e di Renato De Pedis, attraverso una lunghissima intervista con Sabrina Minardi, la donna del boss per oltre dieci anni. Raffaella Notariale è una giornalista, cresciuta nella palestra della cronaca napoletana e poi arrivata in Rai nella redazione di "Chi l'ha visto". È proprio lì che la vita di Raffaella Notariale si è intrecciata con la banda della Magliana.«Nel 2005 uno degli autori storici di "Chi l'ha visto", Pier Giuseppe Murgia, - ricorda la cronista - mi chiese di lavorare sulla pista della sepoltura di De Pedis. Riuscii a trovare alcuni documenti e delle foto, poi arrivò la "famosa" telefonata in trasmissione ed avemmo la conferma di dove era sepolto Renatino».Una vicenda che ti accompagna da un decennio e che oggi si ripropone sul grande schermo.Proprio così. Mi misi sulle tracce di Sabrina Minardi, la trovai nel 2006. In quel primo incontro fu lei a porre tante domande a me, poi non se ne fece nulla. Nel 2009 mi contattò lei e accetto di farsi intervistare, perché voleva dire la sua verità, amareggiata per come veniva descritta. E così scrissi "Segreto criminale".Nel film di Roberto Faenza La verità sta in cielo Raffaella Notariale è interpretata da Valentina Lodovini: ti è piaciuta?Valentina Lodovini è bravissima, la stimo molto per la sua passione civile. Nella finzione scenica il mio personaggio è un po' sopra le righe. Io sono una persona semplice, non metterei mai, ad esempio, un cappello come quello che indossa lei nel film. Il regista ha deciso questo ruolo e lei lo fa benissimo.Valentina Lodovini ha elogiato molto il tuo lavoro.La ringrazio e mi fa piacere. Ho notato che, da grande professionista, è riuscita a immedesimarsi nella passione che mi accompagna da sempre nella mia professione.Nel film di Faenza Sabrina Minardi è una delle figure chiave della storia. Ma chi è la Minardi: una supertestimone o una calunniatrice?È una persona molto fragile, viveva in una situazione di grande indigenza, ma non è assolutamente una calunniatrice. Ci sono stati vari riscontri delle vicende che mi ha raccontato. Poi ha vissuto un periodo difficile di crisi e ha ritrattato. La cosa incredibile e che nell'84, quando fu pedinata e arrestata per una notte non fu interrogata.L'hai più sentita?Ho avuto rari contatti. Vive in una situazione un po' particolare, con delle persone che la tutelano, ma non è sotto protezione.Le cose che hai raccontato nel tuo libro ti hanno creato problemi?Sono stata querelata dalla vedova e dai fratelli di Renato De Pedis, perché sostenevano che fosse incensurato. Ma come ha scritto il pm Otello Lupacchini, che indagava su di lui, non si poteva procedere per la morte del reo. Con tutti i documenti che avevo raccolto negli anni ho scritto un altro libro Il boss della banda della Magliana che è stato utile anche per difendermi. Dopo essere stata indagata e interrogata è arrivata l'archiviazione, anche in appello, grazie anche alla precisa informativa della squadra mobile di Roma su De Pedis.Solo questo?Ci furono una serie di episodi strani: biglietti anonimi in redazione, danni alla macchina, persone sospette che stazionavano sotto la mia casa. Mi spaventai molto, ma non ci diedi molto peso, forse per l'incoscienza della giovane età. Oggi che sono mamma reagirei diversamente.Pensi che questo film ti possa creare altri problemi?Sicuramente qualche altra querela, ma sono tranquilla. Tutto quello che ho scritto è ampiamente documentato.Pensi che La verità sta in cielo possa far riaprire il caso Orlandi?Il finale del film è davvero inquietante. Non so se le cose sono andate così. Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, ne è convinto, ma io non ho prove.