Gli agenti segreti operano da tempo all'interno del carcere Due Palazzi di Padova. A rivelarlo è stato il questore della città in merito alla denuncia della polizia penitenziaria che avrebbe assistito alle ovazioni di tre nordafricani davanti ai tg che davano notizia degli attentati di Parigi e Nizza. Che esista il problema delle radicalizzazioni in carcere è un tema che Il Dubbio ha affrontato più volte. Il ministro Orlando, pur non sottovalutando il problema, aveva comunque spiegato che non esistono dati allarmanti. Il 3 agosto in audizione alla commissione Schengen spiegò che su 7.500 detenuti che professano la religione musulmana, sono 345 quelli interessati da possibili radicalizzazioni (spesso in carcere per reati comuni), di cui 153 più allarmanti: tra loro i 99 che hanno "festeggiato" in occasione degli attentati di Parigi, del Belgio e di Dacca e i 39 sottoposti al regime detentivo di alta sicurezza perché imputati per reati di terrorismo.Ma come mai i servizi segreti possono operare sotto copertura dentro le carceri? Il 18 febbraio del 2015 fu varato il decreto "Misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale". Un decreto che poi è diventato legge di Stato. È nata così la superprocura Antimafia e antiterrorismo: la nuova legge, infatti, affida al procuratore nazionale Antimafia il coordinamento nazionale delle inchieste sul terrorismo anche internazionale. Tale legge, tra le varie novità, autorizza gli 007 ad infiltrarsi nelle carceri nazionali al fine di prevenire l'arruolamento dei terroristi. Il testo, infatti, in via transitoria (fino al 31 gennaio 2016) prevedeva la possibilità che i servizi segreti effettuino colloqui investigativi con i detenuti per la prevenzione dei delitti con finalità terroristica di matrice internazionale, previa informazione preliminare e conclusiva al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Gli agenti segreti, inoltre, sono autorizzati a commettere "reati" nell'ambito delle indagini contro il terrorismo, potendo fruire di una speciale causa di non punibilità, e quindi a non deporre, anche nei procedimenti penali sulle attività svolte "sotto copertura". In gergo, le chiamano "garanzie funzionali: è il potere degli agenti speciali di violare la legge pur di arrivare al risultato. La legge 124 del 2007 prevede già una procedura specifica: previa autorizzazione del presidente del Consiglio, l'agente dei Servizi può essere autorizzato a commettere reati. Ma mai di quelli troppo gravi come ad esempio l'omicidio. Nel caso dovessero aumentare le cosiddette "garanzie funzionali", i nostri 007 potrebbero avere la licenza di uccidere. Il paletto tolto considerato "ingombrante" rimane comunque quello di dare la possibilità ai servizi segreti di operare sotto copertura all'interno delle carceri. Comunque sia, grazie alla nuova legge, un agente segreto può mantenere la sua personalità di copertura anche se arrestato, se interrogato e se condotto in carcere. La legge precedente del 2007 lo vietava espressamente. Ma se esisteva è perché c'era un motivo. La normativa venne varata dall'allora Governo Prodi con un ampio consenso parlamentare e andò a riformare in modo sostanziale i Servizi Segreti italiani. La revisione precedente del settore era avvenuta trent'anni prima, nel 1977. Entrando nello specifico di quella normativa si andò a modificare il funzionamento dei Servizi, alla luce dell'evidente mutato contesto storico e politico internazionale, che era ancora basato sul modello della legge del 1977 nata in piena Guerra Fredda; ovvero, due servizi distinti e dipendenti da altrettanti ministeri (Difesa e Interni) sui quali il governo e il Parlamento avevano un controllo limitato. Con la riforma dell'intelligence avvenuta nel 2007 si andarono a definire tutta una serie di garanzie funzionali per gli agenti; una sorta di regole di ingaggio che vanno a prevedere la possibilità di compiere una serie di reati senza il rischio di essere puniti se questi atti sono indispensabili alle finalità dei Servizi. Condotte illecite che devono essere autorizzate o dal presidente del Consiglio o dall'Autorità delegata alla materia. La non punibilità per reati commessi per raggiungere obiettivi inerenti le missioni affidatagli non riguardano casi di "delitti diretti a mettere in pericolo o a ledere la vita, l'integrità fisica, la personalità individuale, la libertà personale, la libertà morale, la salute o l'incolumità di una o più persone". In sostanza tutta una serie di paletti che, sull'onda emotiva degli attentati da parte di terroristi islamici, la legge tende ad eliminare per fornire ulteriori armi in dotazione agli agenti segreti italiani.