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La dichiarazione di guerra è già stata consegnata. E adesso Gianni Alemanno non sembra voler dare più tregua all'ex compagna di partito Giorgia Meloni. Da quando ha battezzato il “Forum dell’indipendenza italiana”, infatti, l'ex sindaco di Roma non passa giorni senza bombardare l'ex quartier generale nella speranza di erodere dalle fondamenta la fortezza meloniana in vista delle Europee del 2024.
Che si tratti dell'Europa matrigna con cui la premier ha ormai stabilito relazioni molto strette o dell'appiattimento del governo italiano sulle posizioni belliciste della Nato non importa, Alemanno sceglie con cura una polemica al giorno per buttarsi con tutto il corpo dentro le contraddizioni di un mondo, quello dell'ultradestra, di cui conosce ogni corda e ogni aspettativa. L'ex ministro delle Politiche agricole ha intenzione di costruire la sua alternativa sovranista, pescando in quel «clima di disillusione che si respira in tutto quel mondo che attendeva un cambiamento rispetto al passato e perciò ha votato Giorgia Meloni», dice candidamente a Repubblica.
Alemanno gioca con l'orgoglio della destra sociale, quello tradito dalle svolte meloniane, per lanciare la sua controffensiva politica e colmare un vuoto. Come quello creato dal caso Roberto Vannacci, il generale rimosso dall'Istituto geografico militare dopo la pubblicazione di Il Mondo al Contrario, un libro autoprodotto e ricco contenuti sessisti e omofobi. All'ex sindaco di Roma non va proprio giù la dittatura del politicamente corretto che ha corrotto ormai persino il governo più a destra della storia repubblicana e si scaglia contro il ministro della Difesa, Guido Crosetto, un «guerrafondaio» che ha preso le distanze in maniera eclatante dal generale e che «ha umiliato la parte migliore del suo esercito. In prima linea chi vuole mandare? Ci va lui?», si chiede polemico Alemanno, convinto che Crosetto abbia commesso almeno due errori. «Il primo è quello di piegare la testa al politicamente corretto prima ancora di conoscere quello che davvero era stato scritto dal generale Vannacci. E poi ha offeso uno dei migliori ufficiali dell’esercito che viene dai corpi speciali e che era stato già censurato per avere avuto il coraggio di dire cosa pensava dell’uranio impoverito alla commissione parlamentare».
L’ex ministro ringrazia per gli “errori”, visto che ha già trovato un “martire” vivente da offrire al suo elettorato. Perché adesso, per un certo mondo, Vannacci diventa un simbolo da ostentare, magari come candidato, visto che le sirene della politica sembrano tentare il generale scrittore. «Decideremo in autunno sul nuovo partito e vedremo cosa fare alle Europee. Deve essere una valutazione attenta, senza mosse avventate», spiega l’aspirante leader del sovranismo italiano. Che poi precisa: «Su Vannacci va innanzitutto rispettato il profilo di ufficiale in servizio, quindi è prematura qualsiasi valutazione di questo tipo».
L’importante però è non perdere troppo tempo, visto che a corteggiare il controverso militare pare ci siano già altri leader dell’ultradestra italiana. Dopo Roberto Fiore, che ha subito offerto una candidatura al generale rimosso, si è inserito anche il vice premier Matteo Salvini - interessato come Alemanno a far esplodere le contraddizioni di Fratelli d’Italia - che ha avuto un colloquio telefonico «molto cordiale» con Vannacci.
L’ex sindaco di Roma per ora non si scompone. Del resto, nessuno può escludere che persino lui possa trovare ospitalità tra le file della Lega alla prossima tornata elettorale. L’importante, al momento, è organizzare il campo della destra anti meloniana. Perché «a destra c’è una spaccatura», dice ancora l’ex ministro, «tant’è che noi con il Forum dell’Indipendenza italiana abbiamo preso posizione contro molte delle scelte politiche del governo che è in continuità con l’agenda Draghi. Sicuramente la popolarità di Meloni trattiene ancora tanti elettori che danno consenso a FdI, anche perché finora non c’è una alternativa visibile». E l’obiettivo è proprio quello: rendere visibile ciò che ad oggi cova solo sotto la cenere dell’ultradestra insoddisfatta. «Il governo Meloni vuole fare il primo della classe sia nel contesto atlantico, sia europeo, sia riguardo al politicamente corretto», mette in guardia Alemanno, che infine avverte l’ex compagna di partito: «Questo può portare Meloni su un piano inclinato che farà esplodere tantissime contraddizioni». La dichiarazione di guerra è già stata consegnata.