Per tagliare gli stipendi dei parlamentari «basta un sì». Roberta Lombardi, prima firmataria della proposta 5 stelle che mira a dimezzare l'indennità degli eletti, interviene in Aula appropriandosi dello slogan referendario targato Pd. Il Movimento 5 stelle ha mobilitato le truppe degli attivisti per vigilare sul dibattito parlamentare, iniziato ieri pomeriggio. E oggi i sostenitori del provvedimento si danno appuntamento dentro e fuori Montecitorio. Insieme a loro ci sarà Beppe Grillo, a Roma già da ventiquattro ore, che dal Blog invita i deputati dem a unirsi alla battaglia pentastellata. «Renzi poteva dire ai suoi di votare questa legge ma non lo ha fatto perché pensa che sarebbe una vittoria del M5s», scrive il leader genovese. «Un ragionamento egoista. Domani può essere il Pace e bene Day, un V Day all'incontrario. Siate generosi. I cittadini vi guardano: non deludeteci». Ma gli esponenti dem non sembrano intenzionati a raccogliere il ramoscello d'ulivo offerto dal capo dell'opposizione. «In questo Paese, quando una forza politica è in difficoltà tira fuori l'arma vincente, l'argomento che al tempo della crisi porta voti: lo stipendio dei parlamentari», esordisce alla Camera il deputato democratico Marco Miccoli. «Un tema che aiuta molto a nascondere l'assenza totale di risultati ottenuti dai grillini in favore dei cittadini nei tre anni di legislatura. Purtroppo, il dibattito di oggi si trasforma, per motivi elettorali, nella sagra della demagogia e del populismo più inconcludente», dice, rispondendo a Luigi Di Maio che in mattinata si era scagliato contro il partito del premier: «Il Pd ci deve dire cosa vuole fare. Per noi va votata il prima possibile. Rinviare in commissione vorrebbe dire "mi tengo tutto il malloppo"». Il giorno precedente il presidente del Consiglio aveva proposto in Tv di calcolare le «indennità in base alle presenze», puntando il dito proprio contro il vice presidente della Camera, accusato di assenteismo.Ma per il Movimento 5 stelle, con la "legge Lombardi" lo Stato risparmierebbe 87 milioni di euro (61 milioni dalle indennità e 25 milioni dalle spese): 30 milioni in più del risparmio previsto con la riforma Boschi. Come? La deputata grillina ha pensato a una sforbiciata netta dell'indennità parlamentare che passerebbe dagli attuali 10 mila euro lordi a 5 mila. Sarebbe cancellato anche ogni aumento di stipendio per presidenti e vice presidenti di Commissione. Scomparirebbe l'assegno di fine mandato e verrebbe fissato un tetto massimo per la diaria: 3.500 euro al mese per alloggio e spostamenti. Gli eletti usufruirebbero ancora dei 3.690 euro al mese per l'esercizio di mandato, però con norme più restrittive su trasparenza e rendicontazione.Tra gli ostili al progetto di legge c'è anche Forza Italia. Che per bocca del suo capogruppo Renato Brunetta avanza una proposta provocatoria: calcolare l'indennità del parlamentare in base al reddito percepito prima di essere eletto. E per chi prima di entrare in Parlamento non aveva un reddito? «Prevediamo per loro il reddito di cittadinanza: sarebbe un'utile sperimentazione», chiosa beffardo l'ex ministro per la Pubblica amministrazione.Battute a parte, la discussione è appena cominciata. Ma il vero match si gioca oggi pomeriggio.