Non ci sono distinguo nella politica italiana. Non solo l'intera maggioranza, ex putiniani della Lega inclusi, ma anche l'opposizione di Giorgia Meloni si schierano senza mezzi toni a favore delle sanzioni contro la Russia. Lo hanno detto ieri nelle dichiarazioni a caldo. Lo ripeteranno oggi in Parlamento nel dibattito che seguirà le comunicazioni di Draghi, prima alla Camera e subito dopo al Senato.

Il quadro della politica italiana si presenta quindi come identico a quello dell'Europa, dove tutti concordano con la presidente von der Leyen sulla necessità di rispondere all'invasione russa con misure tanto severe da "sopprimere" l'economia russa. L'auspicio, per nulla inconfessato, è che sanzioni così dure spingano la popolazione russa, o più probabilmente l'establishment, a rovesciare Putin. Speranza lecita ma con scarse probabilità di avverarsi.

Sta di fatto che non è mai successo che sanzioni, anche molto rigide e prolungate nel tempo come quelle degli Usa contro Cuba o di Israele contro Gaza, spingano chi è preso di mira a più miti consigli oppure ne provochino la detronizzazione. In questo caso, poi, c'è un problema enorme in più del solito. Mai prima d'ora la scelta di comminare sanzioni aveva implicato il pagamento di un prezzo così esoso per alcuni dei Paesi che decidono la punizione. E mai prima d'ora il momento era stato, per i Paesi occidentali, così fragile e delicato: dopo una pandemia, all'inizio di una ripresa resa fragile da un'imprevista e già selvaggia crisi energetica.

Non era un mistero che l'Italia, il Paese più a rischio di tutti, avrebbe preferito evitare sanzioni di questo tipo. Draghi lo aveva detto chiaramente, anche a costo di tirarsi addosso gli strali americani. Con prudenza e discrezione l'Italia avrebbe probabilmente continuato a tirare in quella direzione anche dopo l'occupazione delle ' repubbliche indipendenti' del Donbass. Ma l'attacco di ieri ha bruciato ogni ponte e la linea di Roma non può che essere durissima, del tutto allineata con quella degli Usa, della Nato e della Ue. Forse persino di più, dati i sospetti precedenti, tanto da spingere Draghi a definire "impossibile" il dialogo.

Ma se ieri e oggi sono i giorni dell'ira e dell'unità non scalfita in alcun modo contro l'aggressore, domani, o più precisamente martedì quando il presidente del consiglio sarà di nuovo in aula per un dibattito più approfondito e coronato da mozioni, qualche altra riflessione probabilmente spunterà fuori. Non tutti i Paesi europei occidentali pagheranno lo stesso prezzo e nessuno è in condizioni più a rischio dell'Italia. Qui la tempesta del caro energia, moltiplicato dalla crisi, rischia di strangolare in culla la ripresa.

I rapporti tra Italia e Russia sono particolarmente intensi. Anche a prescindere dal capitolo più doloroso, il prezzo del gas, saranno coinvolte l'agricoltura, già provata dalle sanzioni antirusse del 2014, e la finanza, con le banche italiane molto esposte. Unità dovrà dunque significare, a livello europeo, anche solidarietà. Non potrà ripetersi la triste sceneggiata del Trattato di Dublino, che metteva proprio l'Italia in prima linea sul fronte immigrazione ma senza alcun supporto solidale da parte del resto d'Europa.

La partita della crisi ucraina e delle sanzioni dovrà essere giocata come quella del Covid, con la messa in campo di una vera solidarietà e di un sostanzioso sostegno da parte dei Paesi meno colpiti da fall out delle sanzioni. Ma lo stesso discorso vale per il governo italiano. A pagare il rialzo dei costi dell'energia, e poi la conseguente impennata dell'inflazione, saranno i cittadini italiani.

Il peso della chiusura dei rapporti commerciali con Putin ricadrà sulle aziende italiane. Non sarà possibile senza un sostegno sul modello di quello offerto nei due anni della crisi Covid. Il governo dovrà garantire ristori subito e una strategia in grado di allentare la morsa in tempi brevi. Senza questi due passaggi, un'attiva solidarietà dell'intera Europa e un drastico intervento del governo a sostegno delle fasce travolte dalla nuova crisi, l'unità di questi giorni si sfalderà in poco tempo. In fondo, è proprio su questo che scommette il giocatore d'azzardo Putin.