Dopo settimane di mistero, Romano Prodi scioglie la riserva e annuncia il suo Sì al referendum costituzionale di domenica prossima.L'ex presidente del consiglio ed ex presidente della Commissione europea ha cercato di mantenere il riserbo fino all'ultimo, ma ieri, dopo la rivelazione del direttore di alcuni giornali - «Prodi si turerà il naso e voterà Sì» - l'ex premier è uscito allo scoperto confermando il suo assenso alla riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi.«Anche se le riforme proposte non hanno certo la profondità e la chiarezza necessarie, tuttavia per la mia storia personale e le possibili conseguenze sull'esterno, sento di dovere rendere pubblico il mio sì - ha spiegato con una nota Prodi -, nella speranza che questo giovi al rafforzamento della nostre regole democratiche soprattutto attraverso la riforma della legge elettorale».L'ex premier, nel divulgare il suo sì al referendum costituzionale, è convinto che la «rissa» che si è creata sul tema «ha trasmesso in Italia ed all'estero un senso di debolezza che, qualsiasi sia sarà il risultato di questo referendum, si trasformerà in un periodo (speriamo non troppo lungo) di inutile e dannosa turbolenza». Ma ormai il duello è all'ultima dichiarazione e in serata tocca al Cavaliere puntare in alto: «Se vince il sì, vado via dall'Italia».Ma l'ex premier Prodi non risparmia la stoccata a Renzi: «Era chiaro che se si voleva chiedere una decisione sul contenuto della riforma costituzionale lo si sarebbe dovuto separare dalla sorte del governo, - ha detto ancora Prodi - Così non è stato e l'elettore italiano e l'osservatore straniero sono stati messi di fronte ad un confronto che ha per mesi esaltato le debolezze esistenti del nostro paese e ne ha inutilmente inventate delle non esistenti. Un dibattito che ci ha indebolito all'estero per pure ragioni di politica interna. Tale confronto è diventato quindi una rissa sulla stabilità, inutilmente messa in gioco da un'improvvida sfida».Dall'altra parte dell'oceano arriva anche l'endorsement pro Renzi del New York Times, il prestigioso quotidiano americano che, per la verità, non ha portato una gran fortuna ad Hillary Clinton, sconfitta da Trump nelle ultime presidenziali Usa nonostante l'appoggio del giornale con base a New York.Parole decisamente di segno opposto arrivano invece da Massimo D'Alema. «Il premier Matteo Renzi dice che se vince il No, vince la casta? È lui il capo della casta. Io non faccio parte più di una casta da diverso tempo, presiedo solo una fondazione culturale... », ha infatti dichiarato da Catanaia, dove era impegnato in un'iniziativa del No, D'Alema. E sul dopo referendum il presidente della Fondazione Italiani Europei taglia corto: «Io non voglio fare nulla. Voglio semplicemente potere fare una campagna da cittadino contro una riforma costituzionale che ritengo sbagliata, dannosa per l'Italia».