Alberto Gambino (avvocato e professore di diritto privato nell’Università Europea di Roma) è stato eletto dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa componente italiano della Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (European Commission against racism and intolerance, Ecri). Questo organismo è composto da esperti indipendenti uno per ciascuno dei 46 Stati membri – e monitora i fenomeni di razzismo, xenofobia, antisemitismo, intolleranza e discriminazione nei Paesi appartenenti al Consiglio d’Europa. Dopo molti anni un avvocato ritorna a ricoprire la carica di componente dell’Ecri.

Il giurista romano prende il posto di Vitaliano Esposito, già procuratore generale della Cassazione. Gambino si occupa di tutela dei diritti fondamentali delle fasce deboli e minoritarie della popolazione. Ha inoltre fatto parte del working group del Consiglio d’Europa sul divieto di commercio di organi umani.

Professor Gambino, quali sono le attività della Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza?

Prima di tutto occorre dire che il Consiglio d’Europa, nel cui seno si radica l’Ecri, è composto da 46 Paesi ed opera come un organismo ben più ampio dell’Unione Europea. Gli Stati che ne fanno parte hanno maggiori distanze di quante non ce siano nell’Europa stretta, quella della Commissione europea. Per questo è molto importante che si trovino dei punti in comune così da rafforzare un processo di unione che potrà convergere con l’adesione di altri Stati europei all’Ue. Prima ancora di parlare di mercato, di diritti economici, occorre riavvicinare i Paesi su quello che è l’ethos del popolo. I punti cardinali sui valori legati ai diritti inviolabili della persona. Il Consiglio d’Europa ha quindi la funzione di riavvicinamento dei Paesi sui diritti fondamentali. Per questo si dota di alcune Commissioni, compresa quella all’interno della quale sono stato eletto.

La Commissione svolge un ruolo molto delicato soprattutto se pensiamo a quanto sta accadendo negli ultimi tempi…

Proprio così. La Commissione contro il razzismo e l’intolleranza è una delle più rilevanti. Non sfugge a nessuno che l’Europa, quando è nata, veniva da una guerra e da alcune aberrazioni che si erano verificate con il nazismo e l’Olocausto. Nelle Carte costituzionali che sono nate dopo la Seconda guerra mondiale è stata sottolineata l’esigenza di contrastare le discriminazioni. La nostra Commissione ha la funzione di monitorare tutti i Paesi aderenti al Consiglio d’Europa per verificare se al loro interno ci sono comportamenti, normative, cattive pratiche che contrastano con i diritti delle minoranze e con quella parte della popolazione che potrebbe essere discriminata. Per quanto riguarda il mio incarico parteciperò alla revisione della legislazione, delle politiche e delle misure antidiscriminatorie degli Stati membri e formulerò raccomandazioni al fine di rafforzarle e renderle più efficaci.

Occorre dunque tenere alta la guardia?

All’interno dell’Ecri si svolge un lavoro giuridico e culturale. I 46 componenti sono in buona parte dei giuristi. Saremo impegnati in numerose attività che riguardano anche l’organizzazione di seminari, convegni, tavole rotonde. Qualche giorno fa si è tenuto, per esempio, un seminario dedicato all’indipendenza di quegli organismi che all’interno di ogni Paese hanno la funzione di segnalare le azioni discriminatorie.

Ci può anticipare qualche iniziativa che intende realizzare nell’Ecri in rappresentanza dell’Italia?

Il mio contributo sarà di due tipi. Il primo di carattere generale su quelle che sono le distorsioni a livello discriminatorio, esistenti in Italia e in tutta Europa. Consideri che io sono il componente italiano, ma ciascun appartenente all’Ecri è indipendente. Non ci sono legami di tipo funzionale con il Paese di appartenenza. I nostri rilievi, pertanto, possono riguardare anche l’Italia. Cercherò di verificare, anche attraverso la lettura degli ultimi dieci anni della storia politico- sociale, i passi in avanti che si sono fatti per cercare di allineare i Paesi che fanno parte della Commissione. L’altro focus è invece legato alle mie caratteristiche accademiche e professionali, ai miei studi nel campo delle comunicazioni e delle nuove tecnologie. Mi interessa molto tutto l’aspetto delle discriminazioni dentro le piattaforme social. Tanti diritti vengano conculcati attraverso i discorsi d’odio, che, spesso, si nascondono dietro l’anonimato di certi utenti. Un modo di comunicare che colpisce anche in modo esiziale. Lo dimostrano i fatti di cronaca. Inoltre, un altro tema mi sta molto a cuore.

Quale, professore?

Qualche anno fa ho avuto il piacere di collaborare con il Consiglio nazionale forense. Facemmo un grande lavoro in occasione dell’Expo di Dubai sull’acqua, stilando dieci principi, proposti a tutti i Consigli forensi del mondo, sulla essenzialità dell’acqua che non può seguire le regole del mercato e deve essere accessibile a tutti. Si può discriminare, infatti, impedendo l’accesso all’acqua. Pensiamo agli immigrati in alcune zone d’Italia, dove mancano le condizioni per condurre una vita dignitosa. La discriminazione, dunque, non avviene solo con i discorsi d’odio, ma anche con il mancato approvvigionamento dei beni e servizi essenziali alla persona. Questo è un tema di cui mi occupo da sempre e cercherò di portare il mio contributo nell’autorevole consesso della Commissione Europea contro il razzismo e l’Intolleranza.