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Matteo Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco a Lampedusa dalla Open Arms di 147 migranti, comprese decine di minori, soccorsi nel Mediterraneo. Sabato la procura di Palermo ha chiesto per lui una condanna a sei anni di carcere. Ripercorriamo qui le tappe principali della vicenda.
Il Conte I e il decreto sicurezza bis
Nel 2019 Salvini era ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio nel Governo Conte I, sostenuto dalla Lega e dal M5S. Nell’agosto del 2019, per 19 giorni, l’allora responsabile del Viminale impedì alla nave della ong spagnola di attraccare nei porti italiani, secondo il decreto sicurezza bis da poco approvato. Il primo agosto Salvini disponeva nei confronti della Open Arms il «divieto di ingresso, transito e sosta nel mare territoriale nazionale» con un decreto controfirmato dai Ministri della Difesa e delle Infrastrutture e dei Trasporti, Trenta e Toninelli. Il divieto di ingresso poggiava sulla considerazione che l’attività della Open Arms avrebbe potuto determinare «rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica». Ma quando il pm chiederà a Salvini se «c’erano indicazioni specifiche, con nomi e cognomi, di possibili terroristi a bordo dell’Open Arms?», lui risponderà «No».
Su ricorso dei legali della Open Arms il 14 agosto il Tar del Lazio sospendeva con proprio decreto l’efficacia del divieto di ingresso, emesso in data primo agosto 2019. In quel momento la Open Arms era in navigazione già da quasi due settimane, e a bordo la situazione stava diventando sempre più difficile: l’equipaggio, per esempio, aveva finito gli antibiotici e c’erano solo due bagni chimici per centinaia di persone. Grazie alla sentenza del Tar la nave potè entrare nelle acque italiane e arrivare fino alle coste dell’isola di Lampedusa, chiedendo di poter far sbarcare le persone.
La “difesa” di Conte
Ma il Ministero dell’Interno predisponeva un nuovo decreto interdittivo per la Open Arms che, però, veniva sottoscritto dal solo Ministro Salvini poiché, come più volte emerso nel dibattimento, gli altri Ministri che avrebbero dovuto sottoscriverlo si erano rifiutati di controfirmarlo. Ad esempio, come spiegato dall’allora Ministra Trenta, non erano «intervenute altre novità, se non novità peggiorative rispetto alla vita di chi era a bordo. Ritengo che le nostre battaglie, giuste, non debbano ricadere sulla vita dei più fragili e che ci siano dei diritti umani che vadano sempre, sempre, sempre rispettati. Seppure ci fosse stata una minaccia di terrorismo, si poteva far sbarcare immediatamente le persone, assisterle e nel frattempo fare tutte le verifiche del caso». Stesso dicasi per Toninelli: «Le informazioni che arrivavano erano informazioni che a bordo della nave la situazione diventava complicata».
Anche l’ex presidente del Consiglio Conte si pose successivamente al primo agosto contro le decisioni di Salvini. Tra le varie missive ne scrisse una in cui sottolineava come «ho ricevuto informazioni che confermerebbero la presenza, sull’imbarcazione Open Arms, di alcune decine di minorenni in condizioni di emergenza e in pericolo di vita» e invitava Salvini almeno a far sbarcare loro. Conte disse anche che diversi Paesi europei – tra i quali Francia, Germania e Spagna – gli avevano comunicato la disponibilità ad accogliere le persone migranti soccorse dalla Open Arms. Ciò non servì a far indietreggiare Salvini.
Lo sbarco dalla Open Arms dopo 19 giorni e il via alle indagini
Fatto sta che la sera del 20 agosto, dopo 19 giorni, alla nave fu consentito di sbarcare le 83 persone migranti ancora sulla Open Arms. Nel frattempo alcune si erano buttate in mare, altre avevano raggiunto la terraferma con piccole imbarcazioni, o erano state autorizzate a scendere perché minorenni. Lo sbarco venne ordinato dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, dopo aver visitato la nave e aver incontrato la Capitaneria di porto. A novembre del 2019 il Tribunale dei Ministri ricevette la richiesta dai pm di procedere a indagini preliminari nei confronti del leader della Lega. A febbraio 2020 arrivò la decisione del collegio di chiedere al Senato l'autorizzazione a procedere.
Nel provvedimento, con il quale il tribunale sostanzialmente avallava la ricostruzione dei pm, i giudici affermavano il principio dell’obbligo di prestare soccorso in mare e definirono come «amministrativo» e non politico l’atto di vietare l’approdo ai migranti disposto da Salvini. La decisione di non far sbarcare a Lampedusa i profughi soccorsi, secondo i magistrati, insomma, fu un atto deciso dall’allora ministro dell’Interno in maniera autonoma, quindi non condiviso con gli altri esponenti del Governo.
Il 30 luglio del 2020 il Senato diede al tribunale dei ministri di Palermo l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, anche se inizialmente la Giunta per le immunità del Senato aveva dato parere negativo. Nel frattempo però era cambiato il contesto politico: Salvini era finito all’opposizione e si era insediato un governo di coalizione tra M5S e Partito Democratico, sempre con Conte come presidente del Consiglio. Anche il Movimento, che governava insieme a Salvini nel 2019, votò per autorizzare il procedimento contro Salvini.
Il rinvio a giudizio
Nell’aprile del 2021 Salvini fu rinviato a giudizio, come chiesto dalla procura di Palermo che ora ne ha chiesto la condanna. Secondo i magistrati requirenti il leader del Carroccio «ometteva, senza giustificato motivo, di esitare positivamente le richieste di POS (place of safety) inoltrate al suo Ufficio di Gabinetto da IMRCC (Italian Maritime Rescue Coordination Centre) in data 14, 15 e 16 agosto 2019 (Il Tribunale dei Ministri individuò il 14 agosto 2019 come il momento a partire dal quale lo Stato italiano avrebbe dovuto indicare il POS essendosi, solo allora, manifestatasi, in via esclusiva, la responsabilità italiana), così provocando consapevolmente l’illegittima privazione della libertà personale dei predetti migranti, costringendoli a rimanere a bordo della nave per un tempo giuridicamente apprezzabile». Il fatto è «aggravato per essere stato commesso da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età». Il 18 ottobre parola alla difesa.