Donald Trump torna a contestare l’offensiva con forza giudiziaria intrapresa nei suoi confronti dalle autorità federali e di diversi Stati Usa, paragonando il suo caso a quello del celeberrimo capo della mafia di Chicago Al Capone. D

Durante un comizio elettorale organizzato a Reno, in Nevada, Trump non deluso i fan, definendo i quattro capi d’accusa penale formulati nei suoi confronti «idiozie» motivate politicamente. «Qualcuno ha mai sentito parlare del grande Alphonse Capone, Al Capone? Grande, grande capo della mafia, giusto? (...) Aveva una cicatrice che gli segnava il volto intero, e non c’era nulla che lo intimorisse. Un tipo duro», ha scherzato Trump rivolgendosi ai suoi sostenitori.

«Ora, ho sentito dire che è stato incriminato una volta - alcune persone mi hanno detto qualche volta in più - ma a me è toccato essere incriminato quattro volte», ha aggiunto l’’ex presidente. «Se cenavi con lui e non gli piaceva il modo in cui gli sorridevi a cena, eri un uomo morto. (...) Lui è stato incriminato una volta. A me è toccato essere incriminato quattro volte».

Infine un po’ di propaganda contro i democratici che, a suo dire, sarebbero i grandi manovratori di processi politici costruiti per impedirgli di ritornare alla Casa Bianca: «Non dimenticate mai: i nostri nemici vogliono togliermi la libertà perché io non permetterei mai che la tolgano a voi - ha detto - vogliono costringermi a tacere perché io non vi farei mai tacere. Alla fine non stanno perseguendo me, ma voi. Il fatto è che ci sono io a bloccare loro la strada».

Il procuratore speciale Jack Smith ha formulato due capi d’accusa federali contro il tycoon, uno riguardante i tentativi di rimanere al potere dopo le elezioni presidenziali del 2020 sovvertendo i risultati delle urne, e uno relativo ai documenti presidenziali confidenziali che Trump portò con se dopo la fine del suo mandato alla Casa Bianca.

Gli avvocati di The Donald hanno chiesto l’immunità per il loro cliento in quanto gli atti che gli vengono contestati sono stati compiuti mentre era nell’esercizio delle sue funzioni di presidente e non come comune cittadino. Un’interpretazione che si basa sul precedente di Nixon che venne prosciolto in due processi civili dopo aver lasciato la Casa Bianca.

La questione dell’immunità è per il momento congelata, e sarà la Corte suprema, a maggioranza conservatrice, a valutarne la pertinenza.

Intanto tutti i sondaggi e le simulazioni sulle presidenziali del prossimo anno danno Trump nettamente in testa, almeno quattro punti sopra Joe Biden, da mesi in caduta libera.

«I sondaggi sono sbagliati, vedrete che alla fine non andrà così», ha provato a replicare ieri Biden in un incontro con i media in Delaware, ma il nervosismo nel suo entourage è palpabile.

Anche perché, i guai giudiziari di Trump non sembrano scalfire per niente la convinzione del suo elettorato ad affidargli un secondo, rocambolesco mandato alla Casa Bianca.