Un tribunale russo ha annullato la decisione di punire “solo” con una multa il co-presidente della Ong vincitrice del premio Nobel per la Pace Memorial per aver "screditato" le forze russe, aprendo la possibilità che il celebre attivista Oleg Orlvo possa essere così incarcerato.

Il tribunale ha dichiarato che restituirà il caso contro il co-presidente di Memorial Oleg Orlov ai pubblici ministeri in modo che possano presentare una nuova argomentazione: l’attivista, giudicato colpevole in primo grado, rischia tre anni di carcere per aver denunciato l'offensiva russa in Ucraina. 

Oleg Orlov, 70 anni, è accusato di aver manifestato contro l'offensiva russa in Ucraina e di aver firmato un articolo al vetriolo contro le autorità russe dal titolo: "Volevano il fascismo, l'hanno ottenuto", pubblicato dal media francese Mediapart. Il testo accusa le truppe russe dell'omicidio "di massa" di civili ucraini e denuncia la "vittoria" in Russia delle "forze piu' oscure", quelle che "sognavano la vendetta totale" dopo la disintegrazione dell'Urss.

Attivo dagli anni '70, Oleg Orlov è diventato nel tempo uno dei pilastri della ONG Memorial, la principale organizzazione che lotta in Russia per preservare la memoria delle repressioni sovietiche e documentare quelle della Russia di Vladimir Putin. Memorial è stata sciolta alla fine del 2021 dalla giustizia russa, ma è stato poi insignita del Premio Nobel per la Pace 2022. L'attivista ha fatto del suo processo in primo grado una piattaforma contro l'offensiva in Ucraina e la repressione in Russia. "Sono stato perseguito solo perché ho fatto uso dei miei diritti", ha detto a ottobre, affermando che il conflitto stava distruggendo il "futuro" della Russia, che secondo lui si era ritrovata nel "mondo di George Orwell".

A ottobre Orlov era stato multato per 150.000 rubli (circa 1.400 euro), una pena molto mite in una Russia che si è abituata a incarcerare i critici del regime. Tra la sorpresa di tutti, l'accusa aveva chiesto una multa di 250.000 rubli, giustificandola con l'età dell'avversario - 70 anni - e il suo stato di salute. In appello l'accusa ha sostenuto che la sanzione fosse "eccessivamente leggera" e non corrispondeva al "pericolo pubblico" rappresentato dall'imputato.