«C'è il tentativo clamoroso di nascondere l'omicidio di un operaio che stava partecipando ad una lotta giusta». Quello di Abd Elsalam Ahmed Eldanf, operaio egiziano di 53 anni travolto da un tir durante un picchetto davanti alla sede della Gsl di Piacenza, «è stato un omicidio patronale». Ne è convinto Pierpaolo Leonardi, dell'esecutivo nazionale Usb, che ha respinto con forza la tesi formulata dalla procura, convinta che si sia trattato di un incidente. Tutto è successo alle 23.45 di mercoledì sera. La vittima, padre di cinque figli, è stata travolto dal camion, il cui autista è poi scappato per evitare il linciaggio. Ferito, in modo lieve, anche un altro manifestante. Interrogato tutta la notte, l'autista ha dichiarato di non aver visto alcun blocco e di non essersi accorto di nulla. L'uomo, risultato negativo all'alcoltest, è stato poi rilasciato, indagato a piede libero per omicidio stradale. Per il capo della procura di Piacenza Salvatore Cappelleri, infatti, non era in corso alcuna manifestazione al momento dell'incidente. «Grazie alla presenza di una pattuglia della polizia in quel momento sul posto ? spiega? abbiamo potuto effettuare subito una ricostruzione attendibile. Quando il Tir è uscito dalla ditta, dopo le regolari operazioni di carico, ha effettuato una manovra di svolta a destra». Le testimonianze sono però diverse. Gli operai, nei momenti successivi alla tragedia, hanno tirato fuori i video che testimoniano l'inizio della manifestazione già un'ora prima dell'incidente. E a provarne la consapevolezza dell'azienda, afferma Riccardo Germani, sindacalista dell'Usb, è una pec ricevuta dalla Gls con la quale si annunciava la protesta. Per Leonardi, che ieri ha incontrato il ministro del lavoro Poletti, «la rapidità con la quale il gip ha proceduto è sospetta». Il motivo, secondo il sindacalista, è da ricondurre alla paura, da parte delle istituzioni, di nuovi focolai di protesta in tutta Italia da parte degli operai. «È scandaloso quello che stanno cercando di fare - ha dichiarato a Il Dubbio -. Non è la prima volta che la Gls incita i camionisti a forzare i picchetti: era già accaduto a Milano e abbiamo un video che consegneremo alla magistratura. È una filosofia aziendale». Parole dure, che la procura respinge. Leonardi, però, ha dalla sua la presenza di un nutrito numero di operai che ha assistito alla scena. «Confermiamo tutto e lo possiamo dimostrare. I presenti hanno raccontato di come ci sia stato incitamento da parte della direzione aziendale a forzare il blocco. La cosa incredibile - aggiunge - è che ci sia qualcuno che l'abbia fatto». La vittima, che compiva proprio quel giorno 53 anni, era un lavoratore storico dell'azienda. Era lì non per motivi personali, ma per dare solidarietà ai compagni in lotta. All'interno della sede, infatti, era in corso una trattativa con il sindacato sul mancato rispetto degli accordi sottoscritti sulle assunzioni dei precari a tempo determinato. «Il picchetto era un'iniziativa di accompagnamento alla trattativa - spiega Leonardi -. Non si è trattato del disperato che si è buttato sotto il camion ma di uno che manifestata per i colleghi. Abbiamo chiesto l'acquisizione dei filmati delle telecamere dello stabilimento, che dovrebbero dire tutto». Per la procura, l'autista non si sarebbe accorto di aver investito l'uomo, che sarebbe stato visto correre da solo incontro al camion in fase di manovra. E non ci sarebbe stato incitamento da parte di alcuno. Tesi che Germani, invece, smentisce. «Gli urlavano "parti, vai! " - ha dichiarato - e lui è partito». L'Usb ha anche respinto la posizione di Poletti, allineata a quella della procura, ribadendo «che ritiene il governo responsabile di quanto accaduto a Piacenza - ha dichiarato Leonardi -, un omicidio figlio della deregolamentazione imposta al mondo del lavoro, del jobs act, della scomparsa dell'articolo 18, con cui è stata data mano libera alle aziende nel ricatto della precarietà. Per questo a Poletti abbiamo chiesto l'apertura di un tavolo per ridiscutere tutta la legislazione sul lavoro».