Israele si ricompatta per affrontare uno dei momenti più bui della propria storia e lo fa con la creazione di un governo di emergenza nazionale, che, per il momento, riconcilia i partiti dopo mesi di contrapposizione e proteste di piazze contro la riforma giudiziaria. Il primo ministro Benjamin Netanyahu e uno dei leader dell’opposizione, Benny Gantz, hanno trovato l’accordo. Impossibile spaccarsi adesso. La priorità è difendersi dall’aggressione di Hamas e sradicare alla radice l’organizzazione terroristica lì dove opera e alligna: nella Striscia di Gaza.

La priorità è dar vita alla più grande operazione militare e invadere il “santuario del terrore” dal quale sono partiti gli attacchi del 7 ottobre che hanno provocato più di 1.200 morti. Da Gaza è proseguito il lancio di decine di razzi verso Israele, anche in direzione di Tel Aviv, nelle zone vicine all’aeroporto internazionale “Ben Gurion”. Il suono sordo e spaventevole si è udito pure nei paesi israeliani che confinano con la Striscia. Nelle stesse zone dove le incursioni via terra e con i deltaplani dei terroristi di Hamas hanno seminato morte e distruzione, senza distinguere tra donne, bambini e anziani. L’ospedale Barzilai di Ashkelon, a Sud di Israele, a pochi chilometri da Gaza, è stato colpito da un razzo. Non ci sono state vittime. Già da molto tempo questa struttura sanitaria è stata messa al sicuro in una parte sotterranea. Molti pazienti di altri ospedali, poco distanti dalla Striscia, sono stati invece trasferiti al centro del Paese.

I programmi militari di Israele da realizzare nella Striscia sono stati resi noti dal generale Omer Tishler, capo staff dell’aviazione militare, il quale ha parlato di un’operazione su “scala senza precedenti”. «Stiamo attaccando la Striscia con questa modalità – ha detto l’alto ufficiale perché quello che accade qui è qualcosa che non è mai accaduto prima. C'è un nemico che tira razzi e attacca la popolazione civile».

Tra le strutture colpite a Gaza si segnala l'Università islamica. Non è la prima volta che luoghi pubblici come le università, le scuole e gli ospedali sono oggetto delle attenzioni militari israeliane. È successo anche ieri. Il ministero della Difesa ha riferito che l'ateneo «era usato come centro di addestramento per operativi militari dell'intelligence e per lo sviluppo della produzione di armi». Tra le infrastrutture strategiche si segnala anche l’imminente blocco dell’unica centrale elettrica presente a Gaza. Forse già oggi il carburante necessario per il funzionamento si esaurirà e l’interro territorio palestinese rimarrà senza elettricità. È la conseguenza del blocco delle forniture da parte di Israele.

Il presidente dell'Autorità palestinese per l'energia, Thafer Melhem, ha detto a radio “Voice of Palestine” che l’impianto di Gaza (nella Striscia, una delle aree più densamente popolate del mondo, vivono circa 2,3 milioni di persone) verrà chiuso presto. «Ciò – hanno dichiarato le autorità di Gaza - minaccia di far sprofondare la Striscia nell’oscurità completa e di rendere impossibile continuare a fornire tutti i servizi di base, che dipendono dall’elettricità, e non sarà possibile gestirli parzialmente con generatori a causa anche del blocco delle forniture di carburante dal valico Rafah. Questa situazione catastrofica crea una crisi umanitaria per tutti i residenti della Striscia di Gaza».

Per salvare il massimo numero di civili nell’imminenza dell’attacco di Israele sulla Striscia, nella giornata di ieri si sono rincorse alcune notizie in merito alla creazione di alcuni corridoi umanitari. Una soluzione proposta senza essere presentata nel dettaglio. Dove potrebbero essere ospitati coloro che si avvalgono dei corridoi? Una domanda che non ha trovato risposte. L’eventuale coinvolgimento dell’Egitto non è stato confermato.

A chiedere convintamente l’apertura di corridoi umanitari è stata l’Onu. L’agenzia della Nazioni Unite World Food Programme (WFP) ha lanciato un’operazione di emergenza per fornire assistenza alimentare a oltre 800mila persone a Gaza e in Cisgiordania che si trovano in gravi difficoltà, senza accesso a cibo, acqua e forniture essenziali. «Il World Food Programme – rileva l’agenzia Onu - ha chiesto la creazione di corridoi umanitari per facilitare l’ingresso di aiuti e assistenza umanitaria a Gaza e fa appello per un passaggio sicuro e senza ostacoli per il suo personale e per i beni essenziali. Abbiamo urgente bisogno di accesso e finanziamenti per raggiungere chi ha bisogno. Per fare fronte a questa situazione critica sono necessari complessivamente 17,3 milioni di dollari per le prossime quattro settimane. Tutti i confini e i posti di controllo tra la Cisgiordania e Gaza sono chiusi. Ciò sta esacerbando la crisi, impedendo l’ingresso degli aiuti di cui si ha estremo bisogno».

Se il Sud di Israele è stato duramente colpito e continua ad essere bersaglio del lancio di razzi, il fronte Nord desta altresì grandi preoccupazioni. I confini con il Libano potrebbero essere oggetto di incursioni da parte di Hezbollah e del lancio di razzi. I residenti di ampie zone del Nord di Israele sono stati invitati ieri a raggiungere i rifugi per la segnalazione di infiltrazioni di droni. Dal Sud del Libano un altro pericolo: dalla terra di Hezbollah possono spiccare il volo i deltaplani con uomini armati. La guerra totale.