Aumentano le adesioni al digiuno organizzato dai detenuti ed ergastolani di tutta Italia contro la pena dell’ergastolo. Parliamo dell’iniziativa – già annunciata su Il Dubbio - che si svolgerà domenica 10 dicembre, in occasione dell’anniversario della dichiarazione dei diritti dell’uomo. Arriva l’adesione ufficiale da parte dell’Osservatorio Carcere dell’Unione delle Camere Penali Italiane. Anche la Camera penale di Milano ha già annunciato la sua partecipazione. «La pena dell’ergastolo - scrivono i penalisti di Milano -, se comminata per i reati previsti dal primo comma dell’art. 4 bis del nostro ordinamento penitenziario, è caratterizzata dalla impossibilità di accesso ai benefici penitenziari. Una pena perpetua, senza via di scampo. L’unica modalità di uscita dal tunnel del “fine pena mai” è il riconoscimento di una condotta da parte dell’ergastolano di collaborazione effettiva, ovvero, dopo gli interventi della Corte Costituzionale, recepiti poi nell’art. 4 bis, della impossibilità o della irrilevanza della collaborazione».

La Camera penale di Milano denuncia che la non revisionabilità della pena di durata indeterminata è in palese contrasto con la finalità di risocializzazione della pena prevista dalla nostra Carta Costituzionale e la preclusione assoluta lede persino l’autonomia di giudizio della magistratura di sorveglianza nel proprio compito di valutazione dell’individuo sulla base della personalizzazione del trattamento che sta alla base del nostro sistema penitenziario e dell’esecuzione penale in genere. «Il sistema si pone - sottolineano i penalisti - in contrasto con i più re- centi principi del diritto penale moderno, rinvenibili nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Secondo tali principi ogni Stato deve disciplinare chiaramente le modalità e le tempistiche della revisione anche della pena dell’ergastolo, riconoscendo anche a questa categoria di detenuti il “diritto alla speranza”, ricompreso nell’art. 3 Cedu. Questo diritto – prosegue la Camera penale di Milano - è, per i giudici di Strasburgo, insito nella persona umana, in quanto, se è vero che i condannati all’ergastolo “effettivo” sono responsabili di gravi reati e le loro condotte hanno inflitto ad altri indescrivibili sofferenze, tuttavia, essi conservano un’umanità fondamentale e hanno la capacità intrinseca di cambiare. Ne consegue che, indipendentemente dalla quantità della pena loro inflitta, essi conservano la speranza di riscatto per gli errori commessi».

Gli avvocati della camera penale di Milano ricordano che hanno organizzato incontri ed eventi di riflessione sul punto, non ultimo quello dello scorso 22 novembre presso la Casa di reclusione di Opera alla presenza dell’onorevole Elvio Fassone, autore del libro Fine pena: ora e con la partecipazione attiva degli stessi ergastolani. Hanno aderito alle mobilitazioni indette dall’Unione delle Camere Penali italiane per l’abolizione dell’ergastolo ostativo. Hanno inoltre partecipato con l’Osservatorio carcere Ucpi al tavolo 16 degli Stati Generali dell’esecuzione penale proprio al fine di ridisegnare o quantomeno ridurre l’ostacolo normativo alla concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei condannati per i reati di cui all’art. 4 bis. «La recente revisione dell’ordinamento penitenziario però denunciano i penalisti - non ha previsto il superamento dell’ergastolo ostativo né ha modificato le condizioni di accesso ai benefici penitenziari, accesso ancora subordinato al requisito della collaborazione». Proprio per tutte queste motivazioni, per la camera penale di Milano è doverosa la loro partecipazione alla giornata del 10 dicembre contro l’ergastolo, organizzata dall’associazione “Liberarsi”.