La procura della Repubblica di Brescia ha chiuso le indagini sull'ex consigliere togato del Csm, Piercamillo Davigo, sui pm Paolo Storari e Sergio Spadaro e sul procuratore aggiunto Fabio De Pasquale. gli ultimi tre in servizio presso la procura di Milano. Si tratta della doppia inchiesta sulla circolazione dei verbali dell'ex legale dell'Eni, Piero Amara, e del processo sulla presunta tangente "Eni-Nigeria", in cui sono stati assolti tutti gli imputati. I pm bresciani contestano a Davigo e Storari la rivelazione del segreto d'ufficio, mentre a Spadaro e De Pasquale il rifiuto d'atti d'ufficio. Ora, come prevede la procedura, gli indagati avranno la possibilità di farsi interrogare o presentare una memoria difensiva. Il rischio, tuttavia, è che tutti e quattro vadano a processo, qualora il gup, una volta ricevuta la richiesta dell'accusa, decidesse per il rinvio a giudizio.

I verbali di Amara al Csm: le contestazioni a Davigo

Nello specifico, la procura di Bresccia ritiene che le condotte di Davigo e Storari non possano giustificarsi in alcun modo rispetto alla vicenda della presunta loggia "Ungheria", la cui indagine stentava a decollare, secondo Storari, per alcuni contrasti interni all'ufficio inquirente meneghino. Inoltre, la pubblica accusa, in riferimento alla rivelazione del segreto d'ufficio, indica quali destinatari di tale comportamento illecito non il procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Giovanni Salvi, e il presidente della Cassazione, Pietro Curzio, ma il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, David Ermini, che insieme agli altri due, compone il comitato di Presidenza di Palazzo dei Marescialli. Per la procura di Brescia, Davigo avrebbe rivelato i contenuti delle dichiarazioni di Amara ai consiglieri del Csm, Giuseppe Marra, Giuseppe Cascini, Ilaria Pepe, Fulvio Gigliotti e Stefano Cavanna, ma anche al senatore, ex M5S, Nicola Morra, nonché alle due collaboratrici Marcella Contraffatto e Giulia Befera. Per quanto riguarda la storia del processo "Eni-Nigeria", la procura di Brescia contesta a De Pasquale di non aver depositato gli indizi rinvenuti dal pm Storari le presunte dichiarazioni calunniose da parte dell'accusatore di Eni, Vincenzo Armanna.

Parla l'avvocato di Davigo

"Dopo la chiusura indagine, le copie degli atti sono a nostra disposizione qualche giorno dopo: vedremo dopo aver visto e letto. Mi attesto a questa saggia opinione". Così l’avvocato Francesco Borasi, difensore di Piercamillo Davigo, commenta all’Adnkronos la chiusura indagine della procura di Brescia. L’ex consigliere del Csm Davigo è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio nell’indagine che coinvolge alcuni magistrati milanesi in merito alla cosiddetta inchiesta sulla Loggia Ungheria.

Il commento del legale di Storari

"Ne prendiamo atto. E' la chiusura di un primo capitolo che poi troverà eventualmente, ammesso che ci sia la richiesta di rinvio a giudizio, in una sede processuale la sua verifica". Lo afferma all'Adnkronos, Paolo Della Sala, difensore del pm Paolo Storari, dopo la notizia della chiusura indagini nei confronti del suo assistito indagato a Brescia per rivelazione di segreto d'ufficio per aver consegnato all'allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo dei verbali secretati sulla presunta loggia Ungheria. "Con tutta la palta buttata addosso al dottor Storari, in realtà poi il suo fatto resta circoscritto a questo episodio, che era noto, e che non ha buchi di ricostruzione. E' un problema giuridico, delicato, che noi confidiamo di risolvere positivamente", conclude il legale.