Il numero dei suicidi nelle carceri italiane preoccupa molto il Consiglio d’Europa: una situazione «allarmante» evidenziata da una tendenza negativa osservata dal 2016 e proseguita nel 2023 e all’inizio del 2024. E sulla quale il governo italiano dovrebbe intervenire «urgentemente», si legge in un documento reso noto ieri. Sui suicidi dei detenuti, Strasburgo «constata con grande preoccupazione» che le misure adottate finora dalle autorità non sono riuscite ad arrestare il fenomeno.

L’Italia è quindi chiamata «ad adottare rapidamente ulteriori misure e a garantire adeguate risorse finanziarie aggiuntive per rafforzare la capacità di prevenire queste morti». Inoltre il Consiglio d’Europa, pur giudicando «positivamente» l’annuncio di Roma sull’aumento del budget 2024 per il rafforzamento dell’assistenza psicologica e psichiatrica nelle carceri, «nota tuttavia che a causa del concomitante aumento dei costi di questi servizi, l’impatto di questa misura appare limitato».

Questa notizia arriva il giorno dopo l’annuncio, da parte del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, di un decreto legge sulle carceri che dovrebbe essere portato in Consiglio dei ministri giovedì prossimo. Proprio all’evento organizzato due giorni fa dal Dubbio l’esponente della Lega ha illustrato le linee generali del provvedimento: «Si disciplina il procedimento attraverso il quale vengono riconosciuti i benefici, già previsti dalla legge, per i detenuti che aderiscono al trattamento e dimostrano buona condotta. Non saranno introdotti sconti di pena.

L’obiettivo è alleggerire i Tribunali di sorveglianza, oggi gravati dalla necessità di evadere 200mila richieste l’anno e, contemporaneamente, garantire ai detenuti i diritti già previsti dalla normativa vigente». Una misura assai prudente, che non sembra rispondere all’urgenza rilevata dal Consiglio d’Europa, diversamente da quanto avverrebbe con «l’iniziativa di Giachetti, che darebbe subito respiro alle carceri», come sottolineato giovedì dalla radicale Rita Bernardini. Tra l’altro il varo del decreto potrebbe affossare del tutto la proposta del deputato di Italia viva, elaborata insieme a Nessuno Tocchi Caino. Il testo, che prevede una liberazione anticipata speciale, sarebbe dovuto arrivare in aula alla Camera il 24 giugno, ma la data sembra destinata a slittare: verrà data priorità al ddl penale di Nordio che, tra l’altro, abroga il reato di abuso d’ufficio, e che è atteso in aula per quello stesso giorno. Il termine per la presentazione degli emendamenti alla legge Giachetti è scaduto mercoledì: non hanno depositato richieste di modifica né FdI né la Lega.

Da sottolineare la posizione favorevole al provvedimento da parte di Forza Italia, che ha presentato emendamenti per accelerare la procedura di concessione del beneficio, ovviamente in assenza di situazione ostative, e poi ha accolto la proposta del Procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, il quale aveva auspicato in audizione che la proposta di legge potesse diventare «l’occasione per snellire alcuni meccanismi procedurali che ostacolano l’applicazione del beneficio». Il capo della Dna aveva suggerito di ispirarsi al modello francese, secondo cui all’ingresso in carcere il condannato è informato del meccanismo premiale della riduzione della pena e delle possibilità della sua negazione.

Sul piano politico il problema non è solo lo slittamento: settimana più, settimana meno non cambierebbe molto. Il timore è che l’iniziativa di via Arenula metta un punto definitivo all’iniziativa del parlamentare renziano. Certo, le incognite non mancano. In fase di conversione del decreto, si potrebbero creare maggioranze atipiche: FI potrebbe unirsi al Pd nel sostenere la linea Giachetti. A quel punto anche i 5 Stelle potrebbero cambiare linea pur di dare un colpo al governo. E non si escludono “dissidenti” all’interno del Carroccio: come appreso da fonti parlamentari, esponenti di spicco come Simonetta Matone avrebbero mostrato attenzione per il testo di Giachetti.

Sul documento del Consiglio d’Europa è arrivato il commento dell’Unione Camere penali, che rivolgono «ancora una volta un appello al governo e a tutte le forze politiche perché adottino al più presto una soluzione legislativa che consenta nell’immediato di eliminare il fenomeno del sovraffollamento, di migliorare le condizioni dei detenuti, di tutelarne la salute fisica e psichica e la dignità negli istituti di detenzione».