Dallo scorso anno Filippo Spiezia è il membro italiano del collegio di Eurojust, l’agenzia europea che ha sede all’Aja e che si occupa del coordinamento tra le Autorità giudiziarie degli Stati membri. Fra gli scopi di Eurojust anche quello di migliorare l’efficacia delle indagini e delle conseguenti azioni penali. Abbiamo incontrato il magistrato napoletano che per anni è stato sostituto presso la Direzione nazionale antimafia durante il convegno organizzato questa settimana dal Csm sul tema “Contrasto alle agromafie, strumenti normativi e tecniche di indagine”.

Dottor Spiezia, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha dato il via libera alla direttiva sull’ordine europeo d’indagine. Cosa cambierà in concreto?

Si tratta di un importante strumento che porta al superamento del meccanismo delle rogatorie attraverso l’acquisizione transfrontaliera della prova, basato sul principio del mutuo riconoscimento che presuppone fiducia e armonizzazione degli ordinamenti.

L’Italia è pronta?

Non sarà facile andare a regime. Bisogna investire molto sulla formazione della magistratura italiana, ma anche di quella straniera, e poi sulla capacità di interlocuzione con le autorità e sulla risoluzione di problemi di coordinamento.

Tornado al tema della agromafie, la legislazione italiana in materia di tutela della salute pubblica dalle contraffazione agroalimentari è adeguata?

Il nostro Paese è stato apripista in questo ambito.

La legge che disciplina l’igiene degli alimenti, la legge n. 283, è del 1962. Ciò denota in noi italiani una sensibilità antica sul tema.

Poi sono stati fatti negli anni molti passi in avanti.

Ad esempio, consentendo la possibilità di ricorrere alle intercettazioni telefoniche per il reato di frode in commercio.

Cosa non funziona allora?

Bisogna adeguare la legislazione al mutato contesto criminale. Faccio un esempio. Come Eurojust abbiamo ricevuto molte segnalazione su un sodalizio criminoso dedito alla commercializzazione di olio d’oliva contraffatto.

Nonostante siano stati fatti molti interventi, questi soggetti stanno proseguendo nella loro attività criminosa.

Cosa è possibile fare per bloccarli?

Per tutti quelli che pongono in essere condotte che ledono la salute pubblica urge inasprire quanto prima le pene. Le sanzioni attuali sono troppo basse e non sortiscono l’effetto deterrente nei confronti dei criminali.

Il sistema dei controlli in Italia è alquanto complesso. Tante autorità che fanno tutti le stesse le cose.

In effetti il sistema va razionalizzato. Si è iniziato accorpando il corpo forestale con i carabinieri.

Ma questa pluralità di organi di controllo non va visto come una debolezza.

Quello che bisogna fare è incentivare quanto più possibile il coordinamento fra loro.