Il carcere di massima sicurezza di Sassari di Bancali, dove era detenuto anche Alfredo Cospito, è nuovamente alle prese con una situazione allarmante. Dopo la conclusione del mandato del direttore inviato dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, l'istituto si ritrova privo di una guida, sollevando gravi preoccupazioni e critiche da parte del sindacato di Polizia Penitenziaria Uilpa. In questo contesto, la carenza di leadership nel carcere di Sassari mette nuovamente in luce una serie di problematiche.

Il carcere di Sassari, che gestisce detenuti appartenenti al circuito 41 bis e detenuti ad alta e media sicurezza, si trova nell'incapacità di garantire una gestione adeguata senza un direttore stabile. Questa situazione, per il sindacato è solo l'ennesima dimostrazione di come l'amministrazione penitenziaria mostri una mancanza di competenza nel gestire le sfide specifiche della Sardegna penitenziaria. Il continuo cambio al vertice crea confusione e instabilità per il personale, che si trova costretto ad adattarsi a ordini di servizio in continuo cambiamento. Il sindacato sottolinea che un istituto penitenziario di tale complessità e con una tipologia di detenuti così particolare richiede una gestione lungimirante e professionale. Tuttavia, l'amministrazione non sembra riuscire a riconoscere l'importanza di tale sede di incarichi superiori. La mancanza di prospettive di carriera attraenti per il personale dirigenziale contribuisce a un vuoto di leadership e impedisce la crescita e il progresso dell'istituto.

Nonostante – a detta del sindacato Uilpa - l'abbandono da parte dell'amministrazione e la carenza di organico, il personale di Polizia penitenziaria dimostra ancora una volta la propria forza, professionalità e senso del dovere. Nonostante le difficoltà e l'assenza di una guida stabile, essi lavorano instancabilmente per garantire la legalità all'interno del carcere di Sassari. Questa dedizione e competenza del personale penitenziario metterebbe in risalto la discrepanza tra i vertici dipartimentali e chi si trova in prima linea.

È necessario un intervento urgente da parte dell'amministrazione penitenziaria per risolvere la situazione che sta vivendo il carcere di Sassari. Innanzitutto, è fondamentale individuare un nuovo direttore competente e motivato, in grado di affrontare le sfide specifiche dell'istituto e di fornire una guida stabile al personale. Oltre a garantire una figura di dirigenza adeguata, è necessario porre attenzione alla carenza organica che affligge l'intero sistema penitenziario italiano. La mancanza di personale, evidenziata dal sindacato, rappresenta un grave problema che compromette la sicurezza e il benessere all'interno delle strutture carcerarie. È indispensabile assumere nuovo personale e garantire condizioni di lavoro adeguate per attrarre e trattenere professionisti qualificati. Parallelamente, l'amministrazione penitenziaria dovrebbe promuovere una gestione lungimirante che riconosca l'importanza delle sedi di incarichi superiori come il carcere di Sassari. Offrire prospettive di carriera interessanti e opportunità di crescita professionale potrebbe stimolare i dirigenti e i comandanti ad assumere incarichi nelle sedi più complesse, come questa, favorendo così un ambiente di lavoro più stabile e competente. Inoltre, è essenziale garantire un confronto costante e costruttivo che può favorire la comprensione reciproca delle problematiche e contribuire a individuare soluzioni efficaci per affrontare le sfide presenti nel sistema penitenziario. Ma c’è bisogno di una attenzione rivolta al benessere dei detenuti. È fondamentale garantire un trattamento umano, rispettoso dei diritti fondamentali, e promuovere programmi di riabilitazione e reinserimento sociale efficaci. Un ambiente penitenziario sano e ben gestito non solo favorisce la sicurezza all'interno delle mura, ma contribuisce anche a ridurre la recidiva e a creare una società più sicura.

Ma il carcere di Sassari, come Il Dubbio ha riportato più volte, ha un problema particolare per quanto riguarda il 41 bis. Il carcere, inaugurato nel 2015, è stato progettato per ospitare detenuti sottoposti a un regime detentivo speciale ex articolo 41- bis. Tuttavia, le condizioni del reparto dedicato a questo regime, come evidenziato nel passato dal Garante nazionale delle persone private della libertà, sollevano serie preoccupazioni. L'architettura del reparto, caratterizzata da una progressiva diminuzione di luce e aria, oltre a problemi strutturali come l'allagamento durante le piogge intense, può avere un impatto negativo sul benessere delle persone detenute e del personale che opera all'interno di quest'area.

Tale reparto dedicato al regime 41 bis presenta caratteristiche architettoniche che sollevano diverse criticità. Le cinque sezioni scendono in profondità, riducendo gradualmente l'accesso alla luce naturale e all'aria. Piccole finestre poste in alto sulla parete sono l'unica fonte di luce e ventilazione, e la mancanza di illuminazione naturale obbliga sia i detenuti che il personale a dipendere costantemente dalla luce artificiale. Questo tipo di progettazione, oltre a non essere coerente con la finalità del regime speciale, può compromettere il benessere psicofisico di coloro che vivono e lavorano in questo ambiente carcerario.

Il Garante nazionale ha evidenziato altre problematiche presenti nel reparto dedicato al regime 41 bis del carcere Bancali di Sassari. Durante le piogge intense, questa parte del reparto era risultata spesso allagata, causando disagi per le persone detenute e per il personale. Tale situazione non solo crea condizioni di vita difficili, ma può anche influire negativamente sulla salute mentale e fisica di coloro che si trovano in questo ambiente carcerario. La progettazione discutibile del reparto 41 bis del carcere Bancali di Sassari solleva gravi interrogativi sul rispetto dei diritti delle persone detenute e sulla tutela del benessere del personale penitenziario. Le condizioni di deprivazione di luce e aria, insieme all'allagamento ricorrente, possono creare un ambiente ostile e opprimente, influenzando negativamente lo stato mentale e fisico di coloro che vi sono ristretti. Allo stesso tempo, anche il personale penitenziario che lavora in queste condizioni difficili può risentirne dal punto di vista psicologico e fisico, con ripercussioni sulla qualità del loro lavoro e sul trattamento dei detenuti.

La tutela dei diritti fondamentali delle persone detenute, inclusa la dignità e il benessere, deve essere prioritaria, anche quando si tratta di soggetti sottoposti a un regime detentivo speciale. Per affrontare le criticità strutturali, è importante valutare interventi che migliorino l'accesso alla luce naturale e all'aria fresca all'interno del reparto. L'installazione di sistemi di illuminazione adeguati e l'implementazione di soluzioni architettoniche che favoriscano la ventilazione potrebbero contribuire a creare un ambiente più salubre per le persone detenute. Così come, la regione Sardegna, non può diventare una isola penitenziaria. Come già osservato nei vari rapporti del Garante nazionale delle persone private della libertà, la Sardegna si caratterizza per un numero elevato di Istituti di pena, superiore alle esigenze territoriali. Ciò comporta il trasferimento sull’isola di un elevato numero di ristretti provenienti da altre regioni. A pensare che non ha mai avuto un garante regionale, ma finalmente – a febbraio scorso - il Presidente del consiglio regionale Pais ha nominato come garante, Irene Testa, tesoriera del Partito Radicale e originaria di Sorgono.