Nelle ultime 24 ore, quattro persone detenute si sono tolte la vita nelle carceri di Ariano Irpino, Biella, Sassari e Teramo. Questi tragici eventi portano a 44 il numero di suicidi in carcere nei primi cinque mesi e mezzo del 2024, una media di uno ogni tre giorni. Se questa tendenza continuasse, il 2024 potrebbe superare il record negativo del 2022, quando i suicidi furono 85.

Le condizioni nelle carceri italiane

Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, ha definito la situazione dei suicidi in carcere come un'emergenza nazionale. Con oltre 14.000 persone detenute oltre la capienza regolamentare, le condizioni di vita per i detenuti e di lavoro per gli operatori penitenziari sono sempre più difficili. Se una città di 60.000 abitanti avesse 44 suicidi in pochi mesi, sarebbe un'emergenza di primo piano per il governo e il parlamento.

Antigone chiede al governo di intervenire con misure che riducano il sovraffollamento carcerario. Tra le proposte, l'introduzione di misure alternative alla detenzione, la liberalizzazione delle telefonate nelle celle e l'assunzione di nuovo personale. Queste misure potrebbero migliorare significativamente le condizioni di vita dei detenuti e ridurre il tasso di suicidi.

La necessità di una modernizzazione delle pene

Gonnella sottolinea l'importanza di modernizzare la pena carceraria, rendendo la vita in carcere più attiva e meno burocratizzata. La riduzione del peso dell'isolamento e l'implementazione di attività educative e ricreative possono contribuire a migliorare il benessere psicologico dei detenuti e prevenire atti di autolesionismo e suicidi.

Antigone critica fortemente il ddl sicurezza proposto dal governo, che introduce il reato di rivolta penitenziaria punibile fino a 8 anni di carcere. Gonnella avverte che questa misura potrebbe aumentare il numero di atti di autolesionismo e suicidi, poiché limita le forme di protesta non violenta disponibili per i detenuti.

L'appello finale di Antigone

Antigone invita il governo a ritirare il ddl sicurezza e a concentrarsi su riforme che affrontino le vere cause della crisi carceraria. Interventi strutturali, come la riduzione del sovraffollamento e il miglioramento delle condizioni di vita nelle prigioni, sono essenziali per prevenire ulteriori tragedie e garantire il rispetto dei diritti umani dei detenuti.