«Ci sono ancora troppe persone che arrivano in Italia per chiedere protezione internazionale e non sono in grado di esercitare questo diritto. Vengono infatti respinte dalle Questure. Questi ritardi violano la normativa in materia di protezione internazionale e lasciano le persone in situazioni precarie, incapaci di accedere a un alloggio attraverso il sistema di accoglienza, al mondo del lavoro formale e di godere degli altri diritti connessi alla richiesta di protezione internazionale». Questa la denuncia presentata ieri nel rapporto dell'International Rescue Committee Italia ( IRC), organizzazione umanitaria non governativa fondata nel 1933 da Albert Einstein negli Stati Uniti che opera in oltre 50 Paesi del mondo a supporto di rifugiati e richiedenti asilo.

Nel report vengono presentati anche dei numeri: nel 2023 le richieste di protezione internazionale presentate in Italia sono state 130.565 - numeri considerevoli, ma comunque inferiori alle 329.035 richieste presentate in Germania, 160.460 in Spagna e 145.095 in Francia, e non molto lontani da quelli registrati in Italia negli anni 2016 e 2017.

Le richieste esaminate in Italia nel 2022 - ma presentate anche negli anni precedenti - sono state 58.478, con un bilancio di 51.601 domande pendenti alle fine del 2022». Inoltre «i numeri - presumibilmente sottostimati - delle persone che risulta abbiano perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa tramite la rotta del Mediterraneo centrale» nel 2023 sono 3129. Susanna Zanfrini, direttrice IRC Italia ha affermato: «Abbiamo approfondito la situazione che in questi ultimi mesi ha riguardato diverse città italiana, con un focus particolare su Milano. C’è un diritto negato a un numero enorme di persone, rispetto a cui c’è una responsabilità importante delle istituzioni». Infatti si legge nella sintesi del report «meno di un quarto delle persone che intendevano chiedere protezione online a Milano hanno affermato di essere riuscite a fissare un appuntamento in Questura». Viene poi raccontato che «in più di un’occasione le dinamiche descritte hanno provocato anche momenti di tensione, ai quali le forze dell’ordine reagivano con interventi incisivi o addirittura violenti. Nel corso del monitoraggio svolto da attiviste e attivisti si sono verificati episodi di persone che sono rimaste ferite o hanno avuto malori nel tentativo di accedere agli uffici delle Questura o di mantenere il proprio posto in coda. Contro di loro le forze dell’ordine hanno usato lacrimogeni e manganelli e, più di una volta, si è reso necessario l’intervento di ambulanze e soccorritori. Si tratta di gravi violazioni dei diritti fondamentali perpetrate nei confronti di persone che stavano tentando di esercitare il proprio diritto di chiedere protezione».

Nel report IRC Italia formula anche alcune raccomandazioni rivolte al governo e alle istituzioni locali. «Innanzitutto fornire alle Questure risorse sufficienti per rispondere tempestivamente alle richieste». Ma anche «garantire che tutte le persone richiedenti possano registrare la loro intenzione di chiedere protezione indipendentemente dalla nazionalità, dalla lingua parlata, dalla situazione socioeconomica, dal livello di alfabetizzazione digitale o da altre circostanze». Ulteriore tema è quello dell’uniformità della procedura fra città diverse, per questo IRC chiede di «stabilire a livello nazionale degli standard minimi per le procedure di registrazione delle richieste di protezione ed eliminare l’imposizione di requisiti documentali non necessari da parte di alcune questure».