Il tribunale di sorveglianza di Milano ha sospeso l’esecuzione della pena per la donna di 85 anni che si trovava in carcere a San Vittore in precarie condizioni di salute dopo aver ricevuto una condanna a 8 mesi di reclusione per occupazione abusiva di una casa. L’anziana donna torna libera dopo essere finita nel carcere milanese per non essere stata trovata ai domiciliari in un campo nomadi dove sarebbe dovuta rimanere a espiare la pena. Il caso sollevato dall’associazione Antigone e che ha visto anche la presa di posizione del Garante comunale per i detenuti, l’ex magistrato Francesco Maisto, è stato trattato con urgenza dalla magistratura di sorveglianza di Milano guidata da Giovanna Di Rosa che ha confermato l’immediata sospensione della pena.

I dati: oltre mille i reclusi ultra70enni

Questo caso riapre il problema della sempre maggior frequenza con cui le persone ultra75enni varcano le soglie del carcere. Secondo l’ultimo dato disponibile del Dipartimento dell’amministrazione penitenziari, al 30 giugno scorso ci sono 1.065 detenuti ultrasettantenni. Non mancano detenuti che hanno raggiunto la soglia dei 90 anni, soprattutto gli ergastolani che sono al 41 bis. Ma non sono tutti ostativi, una parte degli anziani sono dentro per reati non gravi. Abbiamo l’esempio di un ultra novantenne recluso da quattro anni al carcere napoletano di Poggioreale come segnalato dal Garante regionale Samuele Ciambriello. Il nostro ordinamento penitenziario contiene l’art. 47 ter, comma 1, il quale prevede che la pena detentiva inflitta ad una persona che abbia compiuto i settanta anni di età «può essere espiata nella propria abitazione o in altro luogo pubblico di cura, assistenza ed accoglienza». Questa ipotesi di detenzione domiciliare ha una finalità umanitaria dettata dalla circostanza che il superamento di una certa soglia di età comporta delle difficoltà maggiori per chi si trova in carcere. Però non vale per tutti. Ci sono gli anziani senza fissa dimora (il caso dell’85enne reclusa al carcere di Milano condannata a 8 mesi per occupazione abusiva) e senza alcuna struttura pronto ad accoglierli. Ripescando i dati dell’Istat di tre anni fa, la maggioranza degli anziani che vengono arrestati, sono coloro che hanno commesso reati minori come la detenzione degli stupefacenti o piccoli furti. Si arriva così a casi drammatici, al limite del grottesco, come quello del pensionato genovese che, per arrotondare, si era ridotto a custodire un chilo di cocaina per conto di una gang di spacciatori albanesi.

Anziani in cella, i casi più noti

Oppure, l’80enne romano soprannominato “il ladro di biciclette”, morto nel 2017 al carcere di Regina Coeli dopo una caduta. Altro caso, del quale Il Dubbio se ne era più volte occupato, riguarda Stefanina Malu, un’anziana di 83 anni che era reclusa nel carcere sardo di Uta per detenzione di droga. Aveva problemi fisici, non riusciva a deambulare e più volte era stata portata all’ospedale. Dopo anni, finalmente, le era stata data la detenzione domiciliare. Aveva fatto appena in tempo ad essere accudita dalla figlia, che si sentì male tanto da essere condotta, d’urgenza, con un’ambulanza in ospedale. Nonostante l’impegno del personale sanitario, l’anziana donna non ce l’ha fatta ed è morta. Il problema dei vecchi in carcere è tuttora irrisolto.