Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e presidente di Italia viva, giura di non avere «alcun rancore» nei confronti di Carlo Calenda e della sua scelta di allearsi con il Pd, ma spiega che i renziani se lo aspettavano perché «era solo un giro per aumentare i collegi a disposizione di Azione e + Europa». Sulle prossime settimane di campagna elettorale è netto: «noi abbiamo un progetto di centro moderato alternativo a destra e sinistra, riformatore, e terremo duro sulla linea Draghi, Calenda si candida a governare il paese con Fratoianni, Bonelli e Di Maio».

Onorevole Rosato, alla fine voi Calenda si è alleato con il Pd e voi di Italia viva siete rimasti con il cerino in mano.

Assolutamente no, siamo rimasti dove abbiamo sempre detto che saremmo stati, al contrario di altri. Abbiamo detto che avremmo lanciato un progetto di centro moderato alternativo a destra e sinistra, riformatore, che tenesse duro sulla linea Draghi e lo portiamo avanti con convinzione. Calenda fino a ieri diceva le stesse cose e poi è andato da un’altra parte. Anzi usava ilarità nei nostri confronti dicendo che poi alla fine saremmo andati alla corte del Pd. E invece con Fratoianni, Di Maio e Bonelli ci è andato lui.

Ottenendo però ciò che voleva su rigassificatori, revisione del reddito di cittadinanza e spartizione dei collegi. Non è che alla fine Calenda porterà avanti il vostro stesso programma, ma in coalizione con il Pd?

Bisognerebbe leggere l’accordo sancito da Letta con Fratoianni e Bonelli, per capire chi ha vinto. Perché non è che i rigassificatori si possono fare con una mano e smontare con l’altra. Così come non si può annunciare la patrimoniale da una parte e poi sostenere la riduzione delle tasse dall’altra. Loro sono una coalizione a tutti gli effetti. Se vincono, devono presentare una proposta per il paese. Fratoianni e Calenda, insomma, si candidano a governare insieme. Auguri.

Questa legge elettorale, di cui lei è il padre, esorta le coalizioni. Non crede che il “tutti insieme” fosse l’unico modo per contrastare il centrodestra?

È dal 1993 che ci sono leggi maggioritarie in questo paese. Sono trent’anni, non tre mesi. E sono trent’anni che gli italiani votano le coalizioni. Sono abituati come per i sindaci e per le elezioni regionali a sapere che quelli che corrono insieme hanno almeno una proposta comune da presentargli. Nel bluff di Letta e Calenda questo viene negato, perché c’è un pezzo del Pd e tutto il resto della coalizione che non è d’accordo con quello che è stato scritto lì.

Magari va a finire che saranno Fratoianni e Bonelli a rompere con Letta…

È un problema loro. Noi andremo avanti spiegando che questo paese ha bisogno di riforme serie, profonde, giuste, coerenti. E che l’economia tira oggi in Italia perché ci sono la credibilità e la capacità messe in campo da Mario Draghi, quella stessa credibilità e capacità che gli alleati di Letta e di Calenda hanno sempre osteggiato.

Fatto sta che siete rimasti da soli. Non temete di scomparire nelle urne?

Intanto non saremo da soli. Queste ore ci dimostrano l’adesione di tanti che sperano in una politica non schiacciata a destra o a sinistra. La nostra è una battaglia per dare voce a un’aspettativa e uno spazio politico a un pezzo importante dell’elettorato che si sente orfano. Ci sarà forse uno schiacciamento mediatico e un tentativo di spiegare il voto utile ma il voto utile è quello dato a noi. Perché è un voto coerente. Pensare poi di fare tutta una campagna elettorale evocando il rischio del fascismo e i rischi della deriva a destra è qualcosa che non risolve un solo problema agli italiani. Noi faremo altro.

Anche dialogando con il centrosinistra? Su questo punto Calenda ieri non ha chiuso alla vostra presenza in coalizione, a differenza di Bonino…

Noi dialogheremo con tutti, come abbiamo sempre fatto. Ma in campagna elettorale si raccolgono i voti, non i discorsi. La Bonino ci ha spiegato che è disponibile a fare una coalizione con Fratoianni e non con Renzi. Penso non ci sia altro da aggiungere.

Pochi giorni fa Calenda ha detto che il suo candidato ideale a palazzo Chigi era Mario Draghi, sarete voi dunque a portare avanti l’agenda dell’ex presidente del Consiglio, magari portando il suo nome in campagna elettorale?

Non vogliamo tirare Mario Draghi per la giacchetta. Abbiamo il nostro programma politico che si basa e si fonda su quello che abbiamo convenuto nel governo Draghi. Il riformismo e il pragmatismo che ha messo in campo il presidente del Consiglio è quello che serve all’Italia. Noi su questo non molleremo e su questo caratterizzeremo la nostra campagna elettorale e la nostra azione in Parlamento.

Nelle ultime ore prima del faccia a faccia tra Calenda e Letta di ieri avete provato in qualche modo a fermare l’accordo?

Non abbiamo mai provato a frenare nessuno o a tirare qualcuno dalla nostra parte. Noi abbiamo sempre detto che avremmo portato avanti un’iniziativa al centro anche con Calenda, che invece ha preso un’altra strada. D’altronde tutti noi ce lo aspettavamo, sapevamo che era solo un gioco per aumentare il numero dei collegi a disposizione di Azione e + Europa. Ma da parte nostra non c’è nessun rancore, ognuno va per la sua strada e la nostra rimane quella che abbiamo sempre tracciato.