Partiti e coalizioni sono completamente immersi nel clima da campagna elettorale dopo la caduta del governo Draghi e la fissazione della data per le prossime elezioni al 25 di settembre. Nel centrodestra, che alla fine si è assunto la responsabilità di rendere irreversibile la crisi innescata dal Movimento 5 Stelle, si discute animatamente di formule di alleanza, collegi e della futura leadership. In settimana, a tal proposito, dovrebbe svolgersi un vertice tra i leader per provare a trovare gli accordi di massima. Il deputato Gianfranco Rotondi eletto in Forza Italia e segretario nazionale di Rivoluzione Cristiana fa il punto della situazione.

Che idea si è fatto della crisi di governo che ha determinato la fine della legislatura? È il centrodestra ad averne la responsabilità finale?

In realtà è una somma di responsabilità. La prima appartiene ai 5 Stelle che hanno aperto la turbolenza. La seconda è del centrodestra che ha cavalcato questa turbolenza e la terza è di Mario Draghi che ha sottovalutato la circostanza che i cimiteri sono pieni di persone indispensabili. E ciò vale anche per i governi.

A farne le spese però è l’Italia…

La crisi è stata sicuramente un errore e una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini, ma andiamoci piano a dire che l’Italia ne farà le spese. Non penso sia una tragedia andare a votare. Anzi, forse può essere anche più giusto farlo in una finestra stagionale più protetta dalla pandemia. In fine dei conti da un male può venire un bene e, quindi, le elezioni politiche potranno assicurare al Paese il governo stabile che non ci sarebbe stato con una prosecuzione dell’azione di questo esecutivo, reso traballante dall’azione rissosa della maggioranza di solidarietà nazionale.

Non giudica quindi un errore il cambio di strategia posto in essere da Forza Italia e Lega…

Non lo è. Avevo espresso fin dall’inizio delle perplessità sulla nascita del governo di solidarietà nazionale. A sedici anni mi iscrissi alla Dc per combattere l’idea della solidarietà nazionale che allora era sostenuta da figure come Zaccagnini e Berlinguer. Non mi hanno mai convinto queste formule. In tempi più recenti, fui il solo nel Pdl a non votare la fiducia al governo guidato da Mario Monti e anche in quell’occasione avevo espresso più di un dubbio sulla bontà di quella formula politica. È vero, però, che quando hai imboccato una strada in politica vieni premiato se la porti fino in fondo, non di certo se lasci a metà.

Dentro Forza Italia si è innescato un autentico terremoto, dopo la crisi, con la fuoriuscita dei governisti e altre scosse potrebbero ancora arrivare. Pensa che perdendo la parte più moderata il centrodestra possa schiacciarsi su posizioni sovraniste?

Non credo questo, ma penso che il centrodestra possa rischiare di perdere le prossime elezioni. Non va per nulla sottovalutata la copertura che abbiamo regalato al Pd anche nel Nord produttivo e un tempo innamorato del centrodestra. Detto questo, io guido un piccolo partito che voglio trattenere nel centrodestra e spero di potere fare una campagna elettorale che sia in grado di fare recuperare al centrodestra lo sbandamento della partenza.

Si susseguono gli attacchi alla leader di Fdi Giorgia Meloni sulla cui linea sembra poi essersi adeguato il resto del centrodestra.

Giorgia Meloni viene attaccata perché è la sola che esce coerente da questa legislatura. Tutti hanno cercato avventure di governo, mentre lei ha tenuto fermo, fin dal primo momento, il punto del bipolarismo e dell’opposizione repubblicana. Ha tutta la mia ammirazione.

Eppure, anche dall’estero, si continua stigmatizzare il rischio che a palazzo Chigi possa arrivare una forza post fascista. È un pericolo concreto?

Si tratta soltanto di propaganda. Voglio ricordare che Giorgia Meloni ha fatto parte del Ppe dal 2008 al 2013 e, da qualche anno, guida i Conservatori europei che fanno parte dell’equilibrio del sistema europeo. Non può essere certo considerata come una sorellina di Marine Le Pen, ma piuttosto una cugina di Angela Merkel.

Con un ipotetico governo di centrodestra, trainato da Fdi, ritiene non ci sarebbe nessuna modifica della politica estera in senso avverso all’atlantismo?

Al contrario. La posizione atlantista espressa da Fdi e da Giorgia Meloni è la stessa di Forza Italia, a dispetto di chi ci vuole rappresentare come teneri con Putin. Le ripeto: sono argomenti da propaganda elettorale.

Tra i partiti del centrodestra è accesa la discussione sulla formula dell’alleanza e sulla divisione dei collegi. Lei che tipo di coalizione si immagina?

Noi non siamo stati coinvolti fin qui nella discussione e, dunque, andiamo avanti con la presentazione della nostra lista che integra personalità provenienti sia dal mondo cattolico che da quello ambientalista. Se in futuro sarà richiesto il nostro contributo formuleremo una proposta capace di reggere il confronto con il listone repubblicano che mi pare si cominci a delineare nel centrosinistra.

La discussione sulla leadership come finirà? Rimarrà ferma la regola che sarà il partito che prenderà più voti alle prossime elezioni ad esprimere il futuro premier?

La leadership è una conseguenza della proposta politica che sarà formulata e, quindi, dell’assetto finale che il centrodestra deciderà di darsi. Allo stato attuale, mi sembra che tutti riconoscano che il premier sarà il leader del partito che avrà preso più voti.

E quindi la proposta di individuare in Antonio Tajani il futuro premier è da leggersi come una provocazione?

Non credo. È un nome di rilievo che verrebbe fuori solo da una diversa modalità individuazione del premier all’interno di un’assemblea degli eletti invece che per il solo effetto di una cifra elettorale. Tuttavia prevedo che gli schieramenti politici attuali saranno leggermente diversi rispetto a quelli che poi si presenteranno alle elezioni. Immagino che nei prossimi giorni, come si dice in Sicilia, avverranno cose.

Dice che la proposta politica del suo movimento sarà in grado di controbilanciare il listone di centro di parte avversa. Che perimetro immagina per quest’area?

La migliore esperienza politica del centrodestra è stata il Popolo delle libertà che, a suo tempo, ho contribuito a fondare. In queste ore, come mai avvenuto fino ad adesso, sto esercitando attivamente il mio ruolo di cofondatore del Popolo delle Libertà che era la lista dei liberali cattolici popolari e della destra democratica. È chiaro di cosa sto parlando.