Il giudice istruttore del Vaticano ha disposto l’archiviazione del procedimento aperto a carico di Vincenzo Mauriello, ex dirigente della Segreteria di Stato della Santa sede che era indagato per peculato, abuso di autorità e corruzione. Su Mauriello, 57 anni, che all’epoca era «dipendente della sezione Affari generali della Segreteria di Stato» vaticana, il giudice istruttore aveva aperto un fascicolo per gli investimenti da parte della Santa Sede in un fondo del finanziere italo-svizzero Raffaele Mincione tramite il quale la Santa Sede aveva acquistato un palazzo in Sloane Avenue a Londra. Nell’operazione erano stati investiti fondi dell’Obolo di San Pietro. Mauriello, difeso dall’avvocato David Brunelli, è l’unico indagato per il quale è stato emesso decreto di archiviazione. A suo carico il giudice istruttore vaticano ha ritenuto che «non siano stati raccolti gli elementi necessari per poter esercitare l’azione penale». Dopo le prime fasi dell’inchiesta, voluta da Papa Francesco nel 2019, Mauriello era stato sospeso con altri 4 dirigenti vaticani. Nel corso delle indagini, però, è emerso che il suo ruolo nella vicenda è stato limitato. L’ex dirigente infatti, era stato incaricato nel 2013-2014 dal cardinale Angelo Becciu, all’epoca numero due della Segreteria di Stato, «di assumere informazioni su Raffaele Mincione in vista degli investimenti che la Segreteria di Stato aveva in animo di avviare con il finanziere italo-svizzero» e dopo una serie di accertamenti aveva detto al cardinal Becciu che Mincione «non sembrava una persona moralmente adatta ad avere rapporti con la Santa Sede». Mauriello, come scrive il giudice nel decreto di archiviazione, «all’infuori dell’acquisizione delle informazioni sul conto di Raffaele Mincione non ha poi avuto alcun ruolo nella fase deliberativa degli investimenti nel fondo gestito da quest’ultimo».