La visita al reparto carcerario "La Nave" è stato "uno spartiacque nella mia vita, professionale e personale. E' veramente una di quelle date che segna un prima e un dopo". E stato il primo commento della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, intervenendo in video collegamento con la mostra del cinema di Venezia, per la presentazione di un docufilm sul reparto situato al quarto piano del terzo raggio della Casa Circondariale di San Vittore dedicato alla cura dei detenuti-pazienti con tossicodipendenza. «La visita a tutto il reparto di San Vittore - sottolinea la guardasigilli - mi ha fatto rendere conto che il carcere non è un pianeta ma una galassia, c'è una pluralità di situazioni, una pluralità di condizioni delle persone, di ragioni per cui si è in carcere, che sono mondi diverse che hanno bisogno di approcci diversi e di una presenza diversificata, ciascuna nella sua diversa condizione». La ministra racconta che il giorno della visita a "La Nave" uno dei detenuti la porto' a vedere la finestra in fondo al corridoio: «Mi ha detto che quello era l'unico punto di tutto il carcere di San Vittore in cui si puo' guardare all'esterno oltre le mura con i palazzi di fronte dai quali ogni tanto le persone salutano. Sottolineo l'aspetto della finestra, come tante volte ha detto Papa Francesco. Le carceri devono avere finestre fisiche, esistenziali E' un segno di speranza, è una proiezione verso un oltre». Poi aggiunge: «Salutare i detenuti e' un'esperienza che mi capita di fare quasi tutte le sere quando torno a casa. Io adesso alloggio in un piccolo appartamento dell'amministrazione penitenziaria che si affaccia direttamente sul cortile del carcere di Regina Coeli. Quando accendo la luce per entrare ci sono detenuti alla finestra che, per il semplice fatto di vedere una persona, anche se non credo che mi riconoscano, salutano. E io ricambio il saluto ed è un'esperienza fortissima»