Non fu corruzione: assoluzione per lex sindaco di Roma Gianni Alemanno, imputato nellambito del procedimento stralcio su "Mafia capitale". Lo hanno deciso i giudici della Sesta sezione penale della Cassazione che hanno annullato senza rinvio le accuse per corruzione e disposto un nuovo processo di appello per rideterminare la pena, riqualificando il reato in traffico di influenze.  Un altro capo di imputazione - relativo ai solleciti Ama - è stato dichiarato prescritto dai giudici della Suprema Corte e, dunque, non sarà trattato nel nuovo procedimento che si svolgerà davanti alla Corte dappello di Roma, dopo il deposito delle motivazioni della Cassazione. «Credo che questa sentenza ridimensioni questa vicenda durata ben sette anni. Mi sono ritrovato prima mafioso e poi corrotto, adesso rimane un piccolo traffico di influenze che sarà la Corte di Appello a giudicare», ha commentato l'ex sindaco dopo la sentenza della Cassazione che ha atteso al Palazzaccio. Alla lettura del verdetto dei supremi giudici Alemanno ha abbracciato i familiari presenti in aula. «Non cè più corruzione - ha sottolineato lex sindaco - non cè più quel fango che mi era stato tirato addosso. Finisce un incubo durato sette anni, e obiettivamente poteva essere evitato». ll pg Perla Lori nella requisitoria aveva chiesto di confermare la condanna a 6 anni  sollecitando un nuovo processo di appello limitatamente alle pene accessorie dellinterdizione dai pubblici uffici. Lex sindaco di Roma, presente oggi alludienza in Cassazione, era stato condannato in primo grado nel febbraio 2019 a sei anni, sentenza confermata in appello lo scorso 23 ottobre. Una pena quasi doppia rispetto alla richiesta del sostituto procuratore generale Pietro Catalani che aveva sollecitato per lex sindaco una condanna a 3 anni e 6 mesi. «Non possiamo che dirci soddisfatti dellesito del ricorso che ha annullato tutte le ipotesi di corruzione. La sentenza impugnata non prendeva atto di quanto già aveva statuito sulla vicenda la Corte di Cassazione e soprattutto non considerava che il sindaco Alemanno, al di là del coinvolgimento, solo tramite Panzironi, in alcune specifiche e, a nostro modo di vedere, lecite vicende, era stato giudicato completamente estraneo alle contestazioni di associazione ipotizzate dalla procura, peraltro solo in parte riscontrate dalle sentenze che si sono occupate della intera vicenda». spiega lavvocato Cesare Placanica, nel collegio di difesa insieme al collega Filippo Dinacci.