La risposta della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, dopo la pubblicazione del video in cui si vedono alcuni agenti della Polizia penitenziaria del carcere di Santa Mara Capua Vetere picchiare diversi detenuti, è arrivata forte e chiara e non lascia spazio ad altre interpretazioni. «Si tratta di un'offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della Polizia Penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere», ha dichiarato Cartabia. Fatti salvi gli ulteriori accertamenti dell'autorità giudiziaria e tutte le garanzie per gli indagati la ministra ha parlato di «un tradimento della Costituzione», perché «l'art.27 esplicitamente richiama il "senso di umanità", che deve connotare ogni momento di vita in ogni istituto penitenziario». Non solo. L'ex presidente della Corte Costituzionale parla di «tradimento» anche in riferimento «all'alta funzione assegnata al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre in prima fila nella fondamentale missione, svolta ogni giorno con dedizione da migliaia di agenti, di contribuire alla rieducazione del condannato». La ministra ha spiegato che «di fronte a fatti di una tale gravità non basta una condanna a parole ma occorre attivarsi per comprenderne e rimuoverne le cause e perché fatti così non si ripetano». Per questo, aggiunge la Guardasigilli, «ho chiesto un rapporto completo su ogni passaggio di informazione e sull'intera catena di responsabilità su una vicenda che ci auguriamo isolata ma che richiede una verifica a più ampio raggio, in sinergia con il Capo del Dap, con il Garante nazionale delle persone private della libertà e con tutte le articolazioni istituzionali, specie dopo quest'ultimo difficilissimo anno, vissuto negli istituti penitenziari con un altissimo livello di tensione». Infine, un richiamo al senso di umanità che le carceri richiedono, perché, come scrive Dostojievski, da esse si misura il grado di civiltà di una Nazione. «Oltre quegli alti muri di cinta delle carceri c'è un pezzo della nostra Repubblica, dove la persona è persona, e dove i diritti costituzionali non possono essere calpestati - conclude la ministra - e questo a tutela anche delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria, che sono i primi ad essere sconcertati dai fatti accaduti».