Forse se lo sarebbe dovuto aspettare, il ministro della Salute, Roberto Speranza, che le decisioni sulla vaccinazione mista per chi ha avuto la prima dose di Astrazeneca avrebbero provocato non solo lo scetticismo dei cittadini ma anche divisioni all’interno della comunità scientifica. Chi in queste ore prova a metterci una pezza è l’istituto Spallanzani, che ha avviato «una valutazione della capacità dello schema vaccinale eterologo (prima dose AstraZeneca e seconda dose Pfizer o Moderna) di generare una risposta immunitaria adeguata», come spiega l’istituto in una nota. Il protocollo, si legge ancora nel comunicato, «sarà sottoposto all’approvazione di Aifa nel corso dei prossimi giorni, e lo studio potrà avere inizio non appena sarà disponibile l’autorizzazione dell’agenzia». Il tutto per «creare nel Paese maggiore serenità e maggiore consapevolezza nella scelta del governo», obiettivo quantomai urgente vista la sorpresa con cui il milione circa di cittadini under 60 che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca attende di capire cosa sarà del richiamo. Ma se lo Spallanzani cerca di dare risposte per forza di cosa parziali a domande stringenti, chi polemizza in maniera acuta con il governo è la Federazione italiani dei medici di medicina generale, il cui segretario Silvestro Scotti ha definito «inaccettabile» la vaghezza con cui Aifa si esprime in merito al mix vaccinale. «Non ne possiamo più di essere il terminale delle indecisioni degli altri - ha spiegato Scotti - Dire che i vaccini a mRna “possono” essere somministrati per completare un ciclo di vaccino misto è vago. Chi si prende quindi la responsabilità? Il medico? Il cittadino? La Regione? Da un ente regolatorio mi aspetto una regola definita, soprattutto dopo la difficile storia comunicativa del vaccino AstraZeneca». L’attacco è diretto all’Agenzia italiana del farmaco e alla sua commissione tecnico scientifica, ritenuta incapace di prendere decisioni e foriera di confusione nei confronti dei cittadini. «In generale troviamo di fronte a un modello comunicativo completamente sbagliato con informazioni che rischiano di confondere - ha sottolineato Scotti - supportato da un sistema regolatorio che si è dimostrato incapace. In tema di vaccini non credo che le pronunce fatte fino ad oggi appartengano alla serietà di un ente regolatorio che deve dare sicurezza agli operatori e ai cittadini. E in un Paese normale sarebbero state chieste le dimissione dei responsabili delle "non decisioni"». Per Scotti la delicatissima questione dei vaccini è una cartina al tornasole, ma non è l’unica. «È un anno e mezzo - ha osservato - che le Regioni prorogano i "piani terapeutici" per i farmaci che sono sottoposti a questi piani, senza controllo specialistico, e in questo momento passano note, come quelle sulla Bpco», la broncopneumopatiacronica ostruttiva, «che peggiorano il processo di assistenza specialistica per l’accesso alle cure di questi pazienti». «È assolutamente evidente che in Aifa c’è una Cts inefficace, succube del problema dell’appropriatezza amministrativa di cui si preoccupa più che dell’appropriatezza assistenziale. Forse sarebbe bene che, periodicamente, queste strutture fossero rinnovate. Il caso AstraZeneca mostra tutta l’inefficienza di questa Commissione», ha concluso il segretario Fimmg. Il ragionamento che scalda la polemica è presto fatto. A fine marzo è arrivato in Italia il carico maggiore di dosi AstraZeneca (pur in numero comunque minore di quelle previste), e visto che il richiamo è a circa tre mesi il maggior numero di richiami si dovrebbe avere tra giugno e luglio. Ma ora che i richiami con quel vaccino per gli under 60 sono stati bloccati, bisognerà capire che se le dosi di Moderna e Pfizer in arrivo basteranno a colmare la differenza. Il generale Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza, annunciando un piano ad hoc per bilanciare l’approvvigionamento di dosi tra regioni ha spiegato che «recupereremo il ritardo accumulato a giugno correndo a luglio», ma è evidente che lo stop ai richiami sta mettendo sotto pressione il sistema logistico della campagna vaccinale. Tutto questo ha portato Scotti a definire lo stop ai richiami come «la tempesta perfetta», collocata all’interno di un contesto di «carenza evidente di informazioni». La risposta, a stretto giro, arriva direttamente dal presidente di Aifa, Giorgio Palù. «Capisco benissimo che l’opinione pubblica possa essere sconcertata di fronte alle troppe voci che si susseguono quotidianamente, ma la scienza non è democratica - ha detto il virologo - Avevo suggerito al ministro della Salute di prendere l’iniziativa ma ha poi preferito che si pronunciasse l’Aifa». Dimostrando quindi una certa diversità di vedute tra istituzioni, che in questo momento di confusione è ciò che i cittadini di certo non si augurano. Ma è sull’indecisione rispetto alla vaccinazione eterologa che Palù non ci sta e risponde netto. «È sicura, lo testimoniano sei lavori scientifici internazionali e lo ha pubblicato ieri anche la rivista “Lancet” - ha detto - non c'è un rischio maggiore di reazioni avverse». Intanto la vaccinazione di massa prosegue, con il 50,1 per cento della popolazione vaccinabile che ha ricevuto almeno una dose e il 24,2 per cento che ha completato il ciclo vaccinale. Numeri che permettono al ministro Speranza di potersi augurare di «uscire dallo stato d’emergenza a fine luglio», mentre oggi è stato anche il giorno dell’adeguamento del piano vaccinale da parte della regione Campania, che disobbedendo alle indicazioni del governo aveva previsto di continuare a somministrare AstraZeneca (così come Johnson&Johnson) agli under 60. Anche in Campania il vaccino anglosvedese è ora vietato per quella fascia d’età. «Non ne possiamo più di essere il terminale delle indecisioni degli altri. È inaccettabile la vaghezza con cui l’ Aifa si esprime in merito al mix vaccinale» anti-Covid. «Dire che i vaccini a mRna "possono" essere somministrati per completare un ciclo di vaccino misto è vago. Chi si prende quindi la responsabilità? Il medico? Il cittadino? La Regione? Da un ente regolatorio mi aspetto una regola definita, soprattutto dopo la difficile storia comunicativa del vaccino AstraZeneca. I cittadini ci chiamano continuamente per chiarimenti. Noi non abbiamo risposte». A dirlo è Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), che chiede l’intervento del ministro della Salute Roberto Speranza perché «sostituisca la Commissione tecnico scientifica (Cts) dell’Aifa».