Il piano per la distribuzione die vaccini è già stato inviato alle Regioni, e sia l’Agenzia europea del farmaco in Europa che la Food and Drug Administration negli Stati Uniti sono in procinto di dare il via libera alla loro somministrazione. Per questo Lorenzo D’Avack, presidente del Comitato nazionale di bioetica, ritiene che «si debba mettere a punto un’organizzazione capillare per evitare intoppi al momento della distribuzione del vaccino», confidando nella partecipazione dei cittadini «perché non si arrivi all’obbligatorietà» .

Presidente D’Avack, perché la necessità di un vostro parere sulla gestione imminente dei vaccini?

Si è parlato molto dal punto di vista scientifico di questa tematica, ma poco sotto il profilo etico. Noi ci siamo posti il problema, raccomandando che la ricerca venga svolta secondo i criteri ordinari e prestabiliti eticamente e giuridicamente. Siamo convinti che i vaccini che verranno considerati dal nostro Paese abbiano svolto regolarmente i loro percorsi, magari sono state affrettate altre vicende, come quelle burocratiche, ma le due strutture governative predisposte alla verifica del corretto percorso sperimentale dei vaccini stanno facendo il loro lavoro e dobbiamo fidarci.

Ci sono dei pareri etici secondo i quali dovrebbero essere vaccinate alcune categorie prima di altre?

Come Comitato nazionale di bioetica non abbiamo dati per stabilire quali fasce debbano essere privilegiate a fronte di quantità di vaccini contenuti, anche perché non sappiamo quali vaccini verranno adottati in Italia e la durata degli stessi. Dipende molto anche dall’efficacia del vaccino sulle diverse fasce d’età, e questo è ancora molto presto per dirlo. In linea di massima indichiamo alcune categorie che ragionevolmente potrebbero avere posizioni di priorità rispetto ad altre: mi riferisco agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine e agli insegnanti. Senza tralasciare anziani, minori e adulti fragili. Ma indicare fin d’ora queste categorie, sulle base che i dati che abbiamo, è prematuro. La distribuzione tuttavia deve essere definita con criteri etici, cioè tutti i cittadini devono essere valutati allo stesso modo. Servirà trasparenza nella decisione di quali categorie vaccinare per prime.

A proposito di decisioni, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha detto ahi almeno in una prima fase il vaccino non sarà obbligatorio. É d’accordo?

Sì, perché riteniamo che il vaccino, in quanto trattamento sanitario, non dovrebbe mai diventare obbligatorio, secondo l’articolo 32 della costituzione. Tuttavia a questo c’è una deroga in casi di urgenza, e la speranza è che ci sia una condivisione da parte dei cittadini per non arrivare a una situazione peggiore con una copertura vaccinale non sufficiente. Ipotizziamo anche la possibilità che per determinate categorie professionale possa esserci l’obbligo vaccinale ma per arrivare alla condivisione dei cittadini raccomandiamo un’informativa chiara e trasparente, non paternalistica, che spieghi quali sono i vantaggi di essere vaccinati, il percorso che il vaccino ha fatto e, se ci sono, anche i rischi. Solo di fronte a una partecipazione ampia dei cittadini avremo una copertura vaccinale ottimale, intorno al 70/ 80% della popolazione.

Ai quali dovrà essere garantita una campagna di vaccinazione ordinata. Crede che ce la faremo?

Purtroppo non mi pare che nella distribuzione dei vaccini influenzati siamo stati pienamente attenti e l’organizzazione non ottimale non ha garantito appieno la copertura vaccinale. Per questo raccomandiamo che vi sia un’organizzazione adatta e tempestiva che fin da ora pensi al recupero dei freezer per il mantenimento dei vaccini e degli strumenti necessari alla vaccinazione, come le siringhe. La distribuzione presuppone a monte un’organizzazione sufficiente a cui noi non dobbiamo arrivare all’ultimo momento ma dobbiamo pensare da subito.

Tutto questo avrà un costo. Teme che ciò possa impedire a parte della popolazione di essere vaccinata?

É un discorso da fare globalmente, perché ci sono dei paesi con reddito basso che dovranno essere tutelati dai paesi ricchi. Alcuni paesi che hanno già fatto sapere di non avere gli strumenti economici necessari per garantire la vaccinazione alla popolazione e quindi dovrà subentrare la solidarietà internazionale per far arrivare sia i vaccini che la strumentazione per la loro somministrazione. Mi auguro che ci sia anche una vera e propria collaborazione internazionale perché le aziende farmaceutiche mettano a disposizione rapidamente i dati sulla sperimentazione.