«Quello che a noi pare è che anche a livello di Unione Europea non si dedichi l’energia necessaria per risolvere il caso» di Nasrin Sotoudeh, l’avvocata iraniana per i diritti umani che sta scontando una dura condanna a Teheran e che, stando a quanto raccontato dai suoi familiari, sarebbe in fin di vita a causa di uno sciopero della fame che osserva da due mesi contro le condizioni di detenzione. Lo afferma ad Aki-Adnkronos International Bruno Malattia, noto per essere stato l’avvocato in Italia di Sakineh Mohammadi Ashtiani, l’iraniana condannata alla lapidazione che poi venne rilasciata dopo una forte mobilitazione internazionale. «Bisogna che la politica estera dell’Ue sia molto più forte e meno timida nei confronti dell’Iran. È inaccettabile che si lasci morire una donna insignita per giunta del Premio Sakharov» per i diritti umani, sottolinea il legale, precisando che insieme a una squadra di avvocati e all’ong di Pordenone ’Neda Day’ sta predisponendo un dossier sui presunti abusi di Teheran da presentare al Parlamento europeo. «Con i tweet non si risolvono i problemi», aggiunge l’avvocato, precisando che serve un’azione più incisiva delle autorità europee a partire dall’imposizione di «sanzioni» contro Teheran. «Altrimenti - conclude - in situazioni come questa la posizione dell’Ue lascia il tempo che trova».

L'Ocf chiede l'intervento del governo italiano per salvare Nasrim

«L’Organismo Congressuale Forense, a nome di tutti gli Avvocati d’Italia, di cui l’Ocf è organo di rappresentanza politica, chiede con forza al governo italiano e al ministro degli Esteri Di Maio un intervento immediato per esercitare pressioni sul Governo dell’ Iran e protestare contro le notizie che giungono da quel Paese riguardo all’avvocato Nasrin Sotoudeh, in condizioni gravissime dopo un lungo sciopero della fame, e nonostante questo dimessa dall’ospedale e trasferita nuovamente in carcere». Così in una nota l’Organismo Congressuale Forense, struttura di vertice di rappresentanza politica dell’Avvocatura italiana, sul caso dell’avvocatessa Sotoudeh detenuta in Iran. «Accusata di reati contro la sicurezza nazionale - prosegue la nota - per aver difeso i diritti umani, la collega è stata arrestata ed è stata oltretutto sottoposta all’incredibile pena di 148 frustate per incitamento alla prostituzione per essere comparsa in pubblico senza velo». «Una nazione che voglia dirsi civile non può tacere davanti a tali aberrazioni che con il diritto non hanno nulla a che vedere - commenta Giovanni Malinconico, coordinatore dell’Ocf - non possiamo restare fermi, ignorare per convenienza economica o calcolo politico. All’Esecutivo chiediamo di intervenire in tutte le sedi possibili, a cominciare dalle Nazioni Unite. Chi ignora i fatti, è semplicemente disinformato. Chi sa e tace ugualmente, invece è complice».