Dopo oltre un anno di calvario, il tribunale di Reggio Calabria ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato Antonino Napoli per ragioni di salute. Finalmente Rosa Zagari, sottoposta in custodia cautelare e che ha subito un gravissimo trauma, potrà andare ai domiciliari. Lei, fino a ieri, è stata sottoposta in custodia cautelare per una condanna in primo grado a otto anni al processo denominato “Terramara Closed”. La vicenda è stata seguita fin dall’inizio dall’associazione Yairaiha Onlus che ha denunciato la sua incompatibilità con il carcere. Il nove febbraio dell’anno scorso, quando era al carcere di Reggio Calabria, Rosa è caduta nella doccia. Subito è stata trasportata all’ospedale, nel reparto di neurologia, e dalla tac è emersa una «duplice rima di frattura lineare in corrispondenza del processo trasverso di destra di L3 e rima di frattura a livello del processo trasverso di L2». Il primario ha consigliato delle cure adeguate per evitare peggioramenti. «Riposare su letto rigido idoneo – si legge nella cartella clinica -, praticare terapia medica con antalgici al bisogno e proseguire con la terapia antitrombotica come da prescrizione neurochirurgica. Si consiglia inoltre di iniziare fin da subito a sottoporsi a prestazioni di Magnetoterapia alla colonna, a massaggio leggero decontratturante dei muscoli paravertebrali, alla rieducazione motoria degli arti inferiori, per cicli di 20 gg. al mese per almeno 5 mesi». E infine: «Utile, ma solo dopo il terzo mese e dopo controllo radiografico e specialistico, oltre alle prestazioni di fisioterapia, la rieducazione dei muscoli paravertebrali e della colonna dorsolombare in piscina, in assenza di carico sul rachide».

Cure che sono state attuate nel carcere di Messina, trasferita dopo la denuncia dell’associazione Yairaiha che ha messo in luce le mancate cure nel penitenziario precedente. Ma purtroppo non hanno avuto efficacia. Infatti, nell’ordinanza della giudice Giovanna Sergi, si legge che il consulente di parte ha diagnosticato «dolore cronico in sede L- S in esito a pregressa frattura dei processi trasversi di L2 ed L3, con sospette rizopatie multiple e deficit funzionale secondario del rachide D- L- S ed agli arti inferiori in paziente con iniziali segni di coxartrosi a sx ed esiti di frattura diastasata dell'angolo esterno del tetto aceta bolare di sx, fibromi algia in corso di accertamenti immunitari e depressione ansiosa reattiva cronica di moderata entità».

La giudice, alla luce di tali circostanze, ha disposto la perizia medico- legale che ha confermato il dolore cronico lombosacrale con sindrome fibromialgica e contrattura antalgica della muscolatura lombare con conseguente limitazione alla normale deambulazione, con protusioni discali, la lesione nodulare epatica meritevole di approfondimenti, la magrezza patologica, il dolore pelvico in presenza di evidenza ecografica di polinodularità, l'utero ingrossato di volume per sospetta fibromatosi e la sindrome depressiva reattiva. Quest’ultima ha contribuito alla perdita di peso, tanto da poter parlare di magrezza patologica. Il perito, pur riconoscendo una sostanziale compatibilità carceraria delle condizioni di salute della periziata, ha sottolineato la necessità di effettuazione, in termini rapidi, degli esami strumentali atti ad accertare la natura delle problematiche ginecologiche ed epatiche della detenuta ed evidenzia, quanto alla questione scheletrica, l'insuccesso della terapia riabilitativa messa finora in pratica presso l'istituto di detenzione.

La giudice ha ritenuto di condividere le argomentazioni e le raccomandazioni del perito, che trovano conferma nella documentazione medica. Quindi, alla luce del complessivo quadro di salute della detenuta e dell'insuccesso delle terapie mediche e riabilitative seppur praticate con costanza presso il carcere, «al fine di salvaguardare le sue condizioni di salute – scrive -, ormai peggiorate e non efficacemente fronteggiabili presso l'istituto di detenzione, risulta necessario disporre la sostituzione della misura carceraria con gli arresti domiciliari».