La lettera del ministro dello Sport Vincenzo Spatafora con la quale chiedeva al presidente della Figc, Gabriele Gravina, e per conoscenza al presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino, che le partite di Serie A fossero trasmesse in chiaro in tv, vista la chiusura degli stadi al pubblico per l'emergenza coronavirus, ha sollevato altre polemiche. La Rai si fa sotto e propone di darla su Rai 1, l'Ammiraglia, Mediaset propone Canale 5 e Sky, la settimana scorsa, si era detta disponibile a dare solo il derby d'Italia (su Tv8) ma non era stato possibile perchè non detiene i diritti in chiaro. La Figc ha subito dato il suo consenso all'invito del ministro, ma la Lega Serie A, che detiene i diritti, pur condividendo la finalità di base della proposta, ha fatto intendere che quello tracciato dal ministero non è un percorso fattibile, appellandosi in sostanza al quadro normativo vigente e agli obblighi contrattuali assunti. Di fatto torna in ballo la legge Melandri secondo la quale i bandi di assegnazione dei diritti non coprono i diritti in chiaro. Il governo dovrebbe dunque fare, per esclusivi motivi di ordine pubblico, un decreto legge ad hoc proprio perché il contratto della Lega di serie A prevede solo trasmissioni in pay tv. Scenario poco verosimile dato che il tempo stringe considerando che domani si gioca. Un altro braccio di ferro dunque che arriva dopo una lunga ed estenuante settimana nel corso della quale si è passati dall'ipotesi alla porte aperte allo stop fino al 3 aprile senza tifosi, estrema ratio che ha spinto Spadafora alla proposta delle partite in chiaro. "Sarebbe infatti un segnale importante poter unire tutti gli appassionati garantendo una finestra di distensione in un momento di difficoltà collettiva", si sottolinea nella lettera facendo presente che la richiesta è fatta "in considerazione dei forti disagi cui è chiamata la popolazione in questo momento e in ottica di salvaguardia della salute". La proposta punta di fatto anche ad evitare assembramenti nei locali pubblici consentendo di fatto anche ai non abbonati alle pay tv, di potersi godere le partite limitando al minimo i "gruppi d'ascolto" che inevitabilmente si verrebbero a creare.