Il carcere di Reggio Emilia è pronto a ospitare una sezione ad hoc per i nuovi arrivati che siano contagiati. L’evoluzione prevista, riportata dalle organizzazioni sindacali degli agenti di Polizia penitenziaria, riguarda appunto l’apertura di una nuova sezione dove i cosiddetti “nuovi giunti”, gli arrestati nei prossimi giorni fino alla conclusione dell’epidemia, saranno ristretti in quarantena per almeno 15 giorni. Locali dove, riferiscono gli agenti, potrebbero essere confinati anche loro, auspicando in quel caso «che ci possano essere le condizioni per lavorare in tranquillità e che vengano forniti dispositivi di protezione individuale». Se si verificassero focolai nell’istituto penitenziario sarebbero cancellati anche gli spostamenti in Tribunale e annullati i colloqui con esterni.

A Reggio Emilia c’è anche la nuova struttura, ancora non operativa, nata per essere una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza ( Rems), che è stata individuata dal presidente della Regione Stefano Bonaccini per mettere in quarantena eventuali pazienti che non hanno nelle loro abitazioni le condizioni per l’isolamento domiciliare. Se, insomma, ci sarà bisogno di mettere in quarantena qualche persona che si sospetta possa sviluppare il coronavirus, si apriranno le porte del Rems che diventerà, per l’appunto, una sorta di Cecchignola dell’Emilia- Romagna.

La struttura, realizzata nella zona sud della città, non distante dal carcere, dovrà ospitare, nel prossimo futuro, i pazienti dell’ex ospedale psichiatrico giudiziario, ma è al momento inutilizzata. La costruzione è iniziata nel 2016 ed è stata portata a termine da qualche mese con una spesa di oltre 5 milioni di euro finanziati dalla Regione. Avrebbe dovuto diventare operativa a partire da gennaio, ma una serie di problemi relativi alla delicata funzione cui sarà destinata, ha fatto rinviare l’inaugurazione.

Nel frattempo il virus è entrato nelle carceri cinesi. La Cina ha segnalato circa 500 casi nelle sue prigioni, di cui almeno 200 nello stesso istitutodo i timori di ulteriori epidemie. Funzionari locali hanno confermato che almeno 200 detenuti e sette guardie di Rencheng, a Jining, nella provincia orientale dello Shandong, sono risultati positivi. «L'attuazione delle misure di prevenzione e di controllo non è stata efficace», ha riconosciuto venerdì Wu Lei, capo dell'amministrazione penitenziaria dello Shandong. Il governo centrale ha annunciato il licenziamento di Xie Weijun, responsabile della giustizia nello Shandong, così come di altri due funzionari. Per tutti e tre l'accusa è di negligenza. Individuati almeno 34 casi nella prigione di Shilifeng, nello Zhejiang. Anche a Hubei, la provincia epicentro dell'epidemia, ha segnalato venerdì 271 casi nelle sue prigioni, tra cui 220 non ancora registrati. Secondo un giornale locale, l'Hubei Daily, sono stati segnalati 230 casi nella prigione femminile di Wuhan, dove le guardie sono state licenziate per non aver contenuto l'epidemia, mentre gli altri 41 casi si sono verificati in un'unica struttura nella municipalità di Shayang.