Nonostante l’evidenza, ovvero che il proibizionismo per legge è fallito e l’unico risultato vero ottenuto è stato quello della patologizzazione e criminalizzazione dell’uso e dell’aumento della popolazione carceraria, la ministra dell’interno Luciana Lamorgese propone l’arresto immediato con custodia cautelare in carcere anche per chi spaccia piccole quantità di sostanze stupefacenti. Lei stessa ha spiegato che la soluzione è stata trovata all'interno di «un tavolo di lavoro con il ministero della Giustizia» e «convince» entrambi i dicasteri. Eppure, come è stato ampiamente dimostrato, l’approccio repressivo dell'attuale legislazione sulle droghe,la guerra alla droga, fondata sull’obiettivo irrealistico di un mondo libero dalle sostanze, è un fallimento,tanto più di fronte alle profonde trasformazioni del fenomeno: nuove sostanze, nuovi consumatori, nuovi stili di vita e di consumo. Sono le conclusioni alla quale sono giunte le organizzazioni promotori della Conferenza nazionale sulle droghe che si terrà a Milano il 28 e 29 febbraio. Tante sono le organizzazioni a sostegno dell’evento, tra cui la Cgil che nella Conferenza si è sempre impegnata. Tra gli altri troviamo A Buon Diritto, Arci, Associazione Antigone, Associazione Freeweed, Associazione Luca Coscioni, Conferenzadei Garanti delle persone private della libertà e molti altri. L'iniziativa è stata presentata lunedì scorso a Roma, in una conferenza stampa alla Camera. A illustrare il senso della Conferenza di Milano è stata Denise Amerini, responsabile per le Dipendenze nell'area welfare della Cgil nazionale. «La legge compie trent'anni, oggi sono evidenti gli effetti che ha avuto - ha esordito -:la patologizzazione e lo stigma lanciato addosso alle persone, che è poi ricaduto su tutti coloro che lavorano nel settore. Si tratta di un approccio repressivo che ha portato a una grave regressione culturale. Basti guardare in questi giorni al caso di Verona: c'è una scuola che ha imposto i cani antidroga e perfino l'esame dell'urina per gli studenti». Nel nostro Paese la percezione delle sostanze stupefacenti sconta una serie di stereotipi, indotti dalla politica e dai media, tanto che la cosiddetta  guerra alla droga è tra le espressioni preferite dei giornali. «Siamo davanti a un progressivo indebolimento dei servizi – ha continuato Amerini -,che è dovuto proprio a come si ragiona rispetto alle sostanze: non si investe e non si valorizzano mai gli operatori. Alla mancanza di risorse si aggiunge poi il blocco delle assunzioni, negli ultimi anni i nuovi ingressi sono pochi e tutti precari». Alla base c'è un problema culturale: «Molte opinioni diffuse sono profondamente sbagliate: spesso si attribuisce a una sostanza un effetto che non ha, invece bisogna studiare prima di intervenire». La Conferenza nazionale sulle droghe per legge è prevista ogni tre anni,eppure non si svolge dal 2009. «Per questo l'autoconvocazione è particolarmente importante – ha sottolineato sempre la responsabile welfare della Cgil Amerini -, chiediamo alla politica di assumere il ruolo che le spetta: affrontare il tema non in modo emergenziale, ma con strumenti seri. Vogliamo subito la riforma della legge 309. Bisogna poi legalizzare la cannabis, per favorire l'accesso alle cure per le persone,ma anche per migliorare l'economia e colpire la criminalità. Occorre capire che esiste un utilizzo controllato e molti usi della cannabis si sono normalizzati nella società attuale. Tutto questo - infine - aiuterebbe a combattere il sovraffollamento nelle carceri». Tra i promotori, c’è pure Franco Corleone, già garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Toscana e da sempre impegnato in prima linea sul tema delle droghe e delle dipendenze. «A Milano dobbiamo lanciare una mobilitazione di tutti i soggetti interessati perché abbiamo dei rischi tremendi - ha spiegato Corleone -. Nella commissione Giustizia della Camera è incardinata la proposta Salvini per abolire la previsione dei fatti di lieve entità per quanto riguarda il cosiddetto piccolo spaccio.Significa che da 60 mila detenuti in carcere rischiamo di arrivare a 70 mila presenze di persone che non hanno alcuna ragione di essere incarcerate. Questo sarà uno dei temi della conferenza». LE REAZIONI Critiche arrivano anche dall’esecutivo nazionale di Magistratura democratica. " Per risolvere il problema è necessario un cambio di paradigma - scrive Md - passare dalla repressione alla prevenzione e alla cura della salute. Prevedere la custodia in cautelare per tali reati – in non meglio precisate ipotesi di recidiva – significa ancora una volta ignorare l’inutilità della risposta carceraria a questo problema. Siamo nel Paese del Consiglio d’Europa con il più alto numero di ristretti per violazione della legge sulla droga (circa il 30% della popolazione detenuta) e con un tasso elevatissimo di detenuti tossicodipendenti (pari circa al 25% dei detenuti complessivi). Eppure non abbiamo fatto passi in avanti nella lotta ai danni della droga sulla salute e lo spaccio continua a proliferare nelle strade.Non intendiamo sottovalutare gli allarmi delle forze delle ordine e le preoccupazioni degli abitanti di quei luoghi più incisi dalla piaga dello spaccio.Crediamo, tuttavia, che per risolvere questo problema sia necessario un cambio di paradigma: passare dalla repressione alla prevenzione e alla cura della salute"