È stato dimesso dall’ospedale di Pescara con una prognosi di dieci giorni l’ex sindaco di Farindola (Pescara), Massimiliano Giancaterino, che ieri mattina è stato aggredito mentre era al bar del tribunale di Pescara, durante una pausa della seconda udienza preliminare sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola. L’ex primo cittadino, imputato nel procedimento, è stato aggredito alle spalle, mentre stava prendendo un caffè, da Maria Perilli, madre di Stefano Feniello, una delle 29 vittime di Rigopiano. Trasportato in ospedale, è stato medicato in pronto soccorso. Il referto parla di «trauma cranico non commotivo in policontuso da aggressione fisica».

Maria Perilli ha detto: «Era al bar allegramente, quando è stato lui a firmare la condanna a morte di mio figlio e allora l’ho preso a pugni. Lui è il doppio di me - ha aggiunto - quindi potete immaginare il male che gli ho fatto». La donna ha sostenuto: «È stato lui a firmare i primi documenti per l’ampliamento dell’albergo e ha dato la possibilità all’albergo, da quel momento, di essere aperto anche durante l’inverno, quindi ha condannato a morte Stefano».

L’avvocato Niccolò Baldassare, legale del Comitato vittime di Rigopiano, ha dichiarato: «Teniamo a precisare che nessun membro del Comitato ha posto in essere l’aggressione. Condanniamo questo gesto perchè il Comitato ricerca la giustizia nelle aule del Tribunale, non fuori. La disperazione - ha aggiunto l’avvocato - è comune a tutti i familiari delle vittime, ma non ci può essere giustificazione. Così non si fa altro che ritardare quello che vogliono tutti, ossia la verità e la giustizia. Ecco perchè non ci può essere alcuna giustificazione». Anche il procuratore capo Massimiliano Serpi, che insieme al sostituto Andrea Papalia rappresenta la pubblica accusa, è intervenuto in aula dopo l’aggressione. «Prendo atto di quanto accaduto e vorrei richiamare tutti i presenti, rivolgendomi soprattutto al pubblico, sulla consapevolezza che ovviamente nessuno può aggredire nessuno, ed è la legge che lo vieta. In un processo delicato e complicato come questo - ha sottolineato Serpi - deve esserci anche la consapevolezza che è indispensabile un clima di serenità perché le procedure possano proseguire nei tempi previsti dalle legge e anche nei tempi più celeri possibili. Ciò non vuol dire, per quanto riguarda il pubblico ministero, che non ci debba essere la dovuta fermezza nella propria posizione di ricerca della verità. Questo episodio - ha concluso il procuratore capo - rende evidente come l’inevitabile rinvio non aiuta a giungere il prima possibile agii accertamenti giudiziari che tutti auspichiamo»