Una giornata per ricordare il penalista modenese Vittorio Rossi, primo presidente e fondatore della Camera penale della città e scomparso l’anno scorso all’età di 80 anni. Ieri, presso l’aula convegni del dipartimento di giurisprudenza, si è svolto il seminario “In ricordo di Vittorio Rossi”, organizzato dalla Camera Penale Carl’Alberto Perroux, cui hanno preso parte numerosi esponenti delle camere penali locali e nazionali. Il tema scelto, anche in linea con l’obiettivo che le Camere penali si sono poste per il 2019, “Sconfiggere il populismo giudiziario”, è stato il diritto di difesa e il dovere di verità, di fronte alle distorsioni mediatiche.

La giornata si è svolta in due sessioni, ognuna composta di due focus. Il presidente della Camera Penale di Modena, Guido Sola, ha introdotto le ragioni del convegno, “che non è una commemorazione ma la celebrazione di un maestro e di un penalista legato all’Unione Camere penali italiane. Vittorio Rossi intendeva l’avvocato come un “vir”, un uomo di valore, che opera in un contesto in cui la deontologia è la dottrina dei nostri doveri” e ha ricordato il Manifesto dell’avvocatura penale liberale presentato a Milano, poi sono seguite tre testimonianze di ricordo dell’avvocato Rossi, portate dal professor Carmelo Tavilla e dall’ex presidente dell’Ucpi, Valerio Spigarelli. A seguire, la prima sessione intitolata “Processo e media”, durante la quale si è affrontato il tema del protagonismo accusatorio e distorsioni mediatiche, poi di difesa dentro e fuori dal processo. Per farlo, sono intervenuti esponenti delle Camere penali e in particolare degli Osservatori delle camere penali sull’informazione giudiziaria e sulla deontologia.

Nella seconda parte della giornata, l’argomento è stato “Processo e libertà” e si sono analizzati i limiti della libertà di difendere e poi il rapporto tra il diritto di difesa e il dovere di verità. Anche in questo caso, a condurre il dibattito sono stati professori e penalisti. Per le conclusioni, infine, erano presenti le tre più alte cariche dell’Unione camere penali italiane, con il presidente Gian Domenico Caiazza, il vicepresidente Nicola Mazzacuva e il segretario Eriberto Rosso.

L’obiettivo della giornata di discussione e analisi, dunque, è stato quello di riportare al centro del dibattito giuridico non solo ciò che avviene nel processo, ma anche tutti gli aspetti che ne contaminano lo svolgimento, come fa il processo mediatico, e inevitabilmente tendono a influenzarne gli esiti. Il tema è centrale in particolare per il mondo dei penalisti, investe sia la sfera della deontologia professionale che il rapporto con altre professioni - in particolare quella giornalistica e della magistratura - e non si presta a visioni univoche. Per questo, la discussione ha puntato ad allargare lo sguardo in particolare sulla forma del processo attuale, sulle sue distorsioni e sulle nuove forme di difesa dell’assistito, che non sono più solo dentro il processo ma anche fuori, per proteggere i diritti individuali di difesa dalle ingerenze che nulla hanno a che vedere con la giurisdizione.