La tragedia resta. «Certo, resta. Siamo in ogni caso in un contesto tragico», dice Roberto d’Errico, presidente della Camera penale di Bologna e difensore della collega Antonella Minutiello, assolta due giorni fa dall’accusa di omicidio colposo nel processo per la morte dell’avvocata Paola Rebecchi. Una vicenda tra le più dolorose che l’avvocatura si sia trovata a dover affrontare in questi ultimi anni. E che però almeno si libera dal tratto oscuro e disperante di un’accusa di omicidio scaraventata addosso a chi, come Minutiello, aveva vissuto in prima persona quegli istanti terribili. Lo scenario comunque dolorosissimo vede almeno rimosso questo peso, a oltre due anni e mezzo anni dal giorno dell’incidente.

L’avvocata Minutiello è dunque stata assolta nel processo che si è celebrato dinanzi al giudice monocratico di Ravenna Cecilia Calandra, presidente della sezione penale del Tribunale romagnolo. Pronuncia arrivata a un anno quasi esatto di distanza dal rinvio a giudizio. Non ha trovato riscontro, nella valutazione della giudice, la tesi sostenuta dal pm Antonio Bartolozzi, secondo il quale Minutiello avrebbe frenato in maniera immotivata, troppo brusca e favorito così l’impatto con una Mercedes di grossa cilindrata che precedeva la sua Nissan Micra. Quel terribile 10 giugno del 2016, Minutiello e Rebecchi erano in viaggio per Bologna sulla autostrada A 14, partite da Rimini dove avevano partecipato all’Open day dell’Unione camere penali. Erano legate da profonda amicizia, oltre che dalla toga. All’altezza di Solarolo, in provincia di Ravenna, l’auto con le due professioniste viene appunto tamponata con violenza. Nell’impatto, Paola Rebecchi, cheva 45 anni, perde la vita. Una tragedia che sconvolge l’avvocatura e non solo quella del Foro di Roma, da cui proveniva Rebecchi. Paola era apprezzata in ambito associativo e professionale per le sue straordinarie qualità, umane e scientifiche. Aveva coordinato l’osservatorio delle Camere penali sulla difesa d’ufficio. Sulla base del suo lavoro e della sua ricerca era stata costruita la legge che ha ridefinito le regole dell’istituto.

Allo sgomento per una perdita così grave per l’avvocatura e in particolare per le Camere penali, segue quindi un nuovo tormento: l’indagine avviata dalla Procura di Ravenna, in cui si ipotizza un concorso di colpa fra il 79enne bolognese alla guida della Mercedes E55 e l’avvocata Minutiello. Il primo viene giudicato con rito abbreviato e chiude la propria vicenda giudiziaria con una condanna a due anni. Ma il pm Bartolozzi va avanti convinto che si possano scorgere responsabilità anche nella condotta di Antonella, fino a ottenere il rinvio a giudizio a fine febbraio 2018.

«Sono stati valorizzati tutti i dati che il procedimento offriva e nessuno è riuscito a individuare una condizione di responsabilità nella condotta di Minutiello», spiega d’Errico, che ha assunto la difesa della collega anche in virtù degli anni in cui Antonella aveva svolto l’attività professionale presso il suo studio. «Da avvocato, ci si trova in un torrente in piena, tra l’accertamento giudiziario, il dovere giuridico della difesa e il dolore per la tragedia. L’assoluzione», dice il presidente della Camera penale di Bologna, «consente certo ad Antonella di tirare un sospiro di sollievo. Ma Paola era una delle sue più care amiche, se n’è andata mentre tornavano da un incontro pieno di partecipazione come quell’Open day del giugno 2016. Dall’entusiasmo allo strazio. L’esito del processo ad Antonella non cancella dentro di lei i segni della tragedia che l’ha distrutta. E credo sia così non solo per lei ma per l’intera avvocatura».