Riportiamo di seguito un ampio stralcio dell’intervento pronunciato ieri dal presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar del Lazio.

il Presidente Carmine Volpe per il coinvolgimento degli avvocati in questa inaugurazione. Coinvolgimento che so non essere formale, avendo seguito la sua relazione segnata da diversi richiami all’avvocatura. Anche il Consiglio di Stato ha preso questo indirizzo, quindi ringrazio anche il presidente Patroni Griffi. Credo si tratti della rappresentazione plastica della corretta interpretazione della giurisdizione, che è composta da una sinegia necessaria e costituzionalmente evoluta di magistratura e avvocatura.

Magistratura e avvocatura che mai come in questo momento storico sono chiamate a difendere l’idea di giurisdizione da qualsiasi forma di pressione, di condizionamento esterno. E il giudice amministrativo è più che mai chiamato a un compito assai delicato: quello di essere il giudice del rapporto fra il cittadino e l’autorità. Possiamo ritenere davvero il giudice amministrativo - e naturalmente, per le sue peculiarità, il Tar del Lazio – uno spazio di democrazia, laddove regola il rapporto tra libertà, potere e autorità.

Quando parlo di difesa della giurisdizione, parlo di difesa di un’idea di piena autonomia e indipendenza del giudice amministrativo che non può essere in alcuna misura messa in discussione. Soprattutto in quanto copre settori come quello dell’economia, della re- golazione del mercato, in cui assistiamo alla presenza di tanti possibili forme di condizionamento. Pensiamo solamente al rapporto fra il giudice amministrativo e le diverse Autorità indipendenti. A quanto sia importante che il giudice amministrativo abbia un assoluto distacco tecnico- culturale dal ruolo di tali Autorità, soggetti che sono regolatori e sanzionatori, mentre la giurisdizione richiede un giudice assolutamente terzo quale deve essere, e quale è, il giudice amministrativo.

Alla giurisdizione amministrativa troppe volte si imputa di essere quasi un freno all’economia nel momento in cui interviene in materia di appalti o di autorizzazioni. Si tende spesso, mediaticamente, a far scontare al giudice amministrativo quella che è in realtà una grande carenza di capacità normativa e legislativa. Anche qui l’alleanza tecnica tra avvocati e magistrati è importante per denunciare le carenze di una normativa confusionaria e confondente, in cui, con cittadini e imprese, anche gli operatori del diritto devono districars. Devono seguire assieme la via di una giurisprudenza la più semplificativa nell’interesse dei cittadini.

Il presidente Volpe ha richiamato il tema delle copie obbligatorie e di cortesia: noi abbiamo il Pat, Processo amministrativo telematico, e il Pac, processo amministrativo cartaceo. Io, a titolo personale, dico che sono assolutamente solidale: come avvocato penalista - ma questa è davvero solo un’opinione personale e non del Cnf - trovo la carta pressoché indispensabile. Semplicemente, in un sistema razionale tuttavia, le amministrazioni competenti devono mettere con gli strumenti, il personale, le strutture necessarie - le cancellerie dei Tribunali, nel caso specifico del Tar, nelle condizioni di poter richiedere al giudice competente le copie degli atti e dei documenti di volta in volta ritenuti utili o necessari allo svolgimento del proprio lavoro. Aspetto che non deve essere messo a carico dei cittadini e degli avvocati.

Tanti altri sono i temi interessanti e comuni che sono stati toccati, come le misure alternative al processo e la necessità di uniformare tutti i sistemi telematici: la materia su cui lavorare insieme davvero non manca. Non è un periodo facile per la giurisdizione, per tutte le giurisdizioni, e per il Tar del Lazio in particolare vista la sua peculiarità e il volume di lavoro che in maniera specifica e speciale è costretto ad evadere. Però la buona notizia, Presidente Volpe, è proprio questa: finché ci sono una magistratura e un’avvocatura consapevoli del proprio ruolo comune, una magistratura e un’avvocatura che per vocazione vogliono bene alla giurisdizione, possiamo davvero sperare di fornire quel servizio ai cittadini che la Costituzione ci ha chiamato a offrire».