«Il dottor Gratteri dovrebbe avere la correttezza di precisare che i professionisti eventualmente correi sono una parte minima dei rispettivi mondi a fronte della grande maggioranza che opera giornalmente con scrupolo deontologico. Avvocati che assecondino logiche criminali sono prima di tutto una vergogna per la categoria. Del resto se io seguissi il ragionamento del dottor Gratteri, lodevolmente impegnato a contrastare la criminalità organizzata, dovrei dire che il problema per la corruzione sono i pochi magistrati corrotti, e direi una cosa sciocca e ingiusta». Il commento, lapidario, arriva dal presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, in risposta al procuratore antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, intervenuto a Radio Anch’io per parlare di lotta alla ‘ ndrangheta. Il passaggio “incriminato” è quello sui sistemi di riciclaggio grazie ai quali la criminalità organizzata gestisce l’enorme flusso di denaro che la rende l’economia più forte e solida d’Europa. Ma per farlo, afferma il procuratore, la ‘ ndrangheta sfrutta la cosiddetta borghesia mafiosa e, in particolare, avvocati, commercialisti e funzionari di banca: «Da sola la ‘ ndrangheta non sarebbe in grado di fare riciclaggio giustificato. Riesce a comprare ristoranti, pizzerie, alberghi, latifondi, ma quando il rici- claggio si fa più sofisticato si rivolge ad avvocati, commercialisti, funzionari di banca. Questa è la grande responsabilità della borghesia, della classe dirigente o di quella classe cosiddetta adotta. Senza questi professionisti la ‘ ndrangheta non sarebbe in grado di riciclare tutto questo denaro». Anche il coordinamento dell’Ocf ha stigmatizzato la dichiarazione, esprimendo «forte rammarico per le dichiarazioni grossolane» e ha agigunto che «Provare a mettere contro avvocati e magistrati non rende un buon servizio alla giustizia del nostro paese e aiuta la criminalità. Auspichiamo che Gratteri chiarisca presto e che la magistratura associata prenda le distanze». Le parole del magistrato hanno creato polemiche tra i professionisti, che hanno commentato la notizia sui social. Alcuni condividendone il senso stretto - «è un dato di fatto» -, altri richiamando il procuratore alla genericità dell’affermazione. A far sentire la propria voce, in una nota congiunta con il Cnf, sono anche i commercialisti. «Prima di tutto – afferma Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili – bisogna vedere se questi professionisti a cui la ‘ ndrangheta si rivolgerebbe sono veramente avvocati e commercialisti iscritti ai rispettivi Albi. Troppe volte, infatti, sono stati erroneamente etichettati come professionisti coloro che nei fatti non lo erano. Non serve fare inutili polemiche, ma lavorare insieme». Da tempo, ricorda Miani, il Cndcec lavora a fianco delle Istituzioni per la lotta alla criminalità organizzata «e il 97% degli iscritti all’Albo degli amministratori giudiziari è rappresentato da commercialisti». Cosa che, evidenzia Miani, rappresenta «una netta scelta di campo».