Ha trionfato al Festival di Berlino come rappresentante italiana alle Shooting Star, le stelle emergenti del cinema europeo. Al cinema l’abbiamo conosciuta come protagonista di Veloce come il vento di Matteo Rovere e in tv interpreta la figlia cantante di Maya Sansa nella serie Tutto Può succedere su Rai1. Matilda De Angelis torna in sala dal 25 aprile protagonista di Youtopia di Berardo Carboni, dove interpreta una diciottenne che per ridurre i debiti della madre ( Donatella Finocchiaro) arriva a spogliarsi a pagamento sul web fino a mettere all’asta la propria verginità. «Utopia è un termine che indica un ipotesi di possibilità dichiara Berardo Carboni ma nell’ultimo periodo è diventato sinonimo di impossibile. Youtopia vuole rigenerare questa parola dichiarando che il mondo può cambiare se noi vogliamo cambiarlo». Matilda De Angelis parte dal mondo del suo personaggio, Matilde, per definire il confine tra virtuale e reale, per parlare di sesso e nudità al cinema, della sua musica e la sua carriera.

Come si può definire “Youtopia”? Che tipo di film è?

Direi una favola, un’opera lirica, un dramma felice come dice sempre Berardo Carboni ma per me è anche un romanzo di formazione: questa ragazza, che conosciamo in un ambiente che puzza un po’ di abbandono e disperazione, cerca in qualche modo la sua strada per attraversare l’inferno. Il percorso che sceglie non è facile e Matilde è un ragazza da una parte molto dura, spigolosa per esigenza ma poi dall’altra è iper- romantica, forse l’ultima delle romantiche. Youtopia è un racconto di formazione perché Matilde si evolve all’interno del film che racconta uno spaccato drasticamente allineato con la realtà di oggi e l’attualità.

Si può vivere la realtà virtuale e il web in modo relativamente sano?

Credo di sì, è anche vero però che viviamo in una società in cui l’idea di intimità e di autenticità è abbastanza labile, il personaggio di Matilde lo vedo molto legato alla realtà che stiamo vivendo. Non è tanto una storia di finzione a mio avviso. Matilde è una ragazza che trova un modo, anche se sbagliato e complicato, per sopperire ad un certo tipo di mancanze. Oggi siamo abituati a vedere ragazze che postano le loro foto in costume e in situazioni super intime e quindi una Matilde che decide spogliarsi in webcam non è un alieno, ha solo fatto il passaggio successivo. Credo ci sia un modo di vivere la realtà virtuale in maniera sana, bisogna sempre cercare di trovare un compromesso tra le due parti, bisogna sfruttarla e non farsi sfruttare. Il mio personaggio, forse per ingenuità e ignoranza, non riesce a trovare questo compromesso ma si fa inghiottire completamente.

È la seconda volta che ti vediamo in scene di seminudo, la prima volta è stato con “Una Famiglia” di Sebastiano Riso. Perché questo tipo di immagini colpiscono ancora tanto e che tipo di rapporto credi che un attore debba avere con il proprio corpo?

Youtopia è stato vietato ai minori di 14 anni, perché secondo me viviamo in una società che è più spaventata dal sesso che dalle armi e dalla violenza. Io ho imparato a capire che per un attore il corpo è fondamentale e tutto il corpo al pari degli occhi, del naso, della bocca e della voce è uno strumento per l’espressività. Non sono per il nudo gratuito, ma in certe situazioni è giusto mostrarle per raccontare il background del personaggio ed il suo ambiente. Matilde è una ragazza che ha a che fare con il proprio corpo, è una ragazza che ha a che fare con la propria nudità e ti posso assicurare che con Berardo ho lottato tanto per raggiungere la nudità che volevo io in qualche modo e che fosse un compromesso giusto per lui che aveva un’idea ancora più esplicita della mia. Gli ho detto che secondo me era giusto raccontare Matilde nella sua nudità ma non doveva essere mai qualcosa di esclusivamente erotico ma anche un parallelo con la sua nudità e fragilità emotiva, la sua incapacità ad avere controllo e rispetto di se stessa. Ho fatto un percorso per arrivare a questo tipo di disinvoltura e ci ho lavorato tanto. Ho pianto, ho detto no, ho spiegato perché no, poi ad un certo punto ho scoperto che Matilde era un personaggio tanto fisico quanto psicologico e aveva bisogno di questo.

Per “Il Premio di Alessandro Gassman” avevi scritto dei brani. Per “Youtopia” invece?

Non ho scritto niente ma ho deciso coscientemente di separare le due cose perché non è giusto per me sempre con- fondermi e mischiarmi. Da tre anni faccio l’attrice, ho trovato il lavoro della mia vita. Quando ho avuto la possibilità di cantare e inserire il mio mondo musicale in un film sono stata felice ma non deve essere una cosa forzata o scontata.

Per un attore ha ancora senso delinearsi un percorso a priori decidendo a quali progetti non si parteciperebbe mai?

Trovo superficiale e stupido pensare così, siamo umani e in costante cambiamento e quello che pensiamo oggi può cambiare domani. Ho però una mia scala di valori, una mia moralità, ho degli ideali e cerco sempre di perseguirli e sposare dei progetti che in qualche modo rispecchino il mio modo di vedere le cose e raccontare il mondo. Ma non sarei così drastica nel dire che c’è qualcosa che non farei mai.

Ci sono anticipazioni sulla terza stagione di “Tutto può succedere”?

Non abbiamo capito ancora bene quando andrà in onda. La mia Ambra quasi la ricordo lontana. Posso dire però che ci sarà tanta musica e quest’anno c’è anche una canzone mia. Forse la vedremo d’estate, tutti in costume al mare, in streaming.