«La riforma dellordinamento penitenziario promette, può essere realizzabile, ma se non ci saranno gli adeguati strumenti e adeguate attenzioni, potrebbe deludere le aspettative». A lanciare lallarme è la senatrice Maria Mussini, membro della commissione giustizia del Senato, che ha discusso e posto delle condizioni per quanto riguarda lattuazione della riforma, in particolare il decreto riguardante la salute mentale in carcere. Ricordiamo che lei si è dedicata molto, durante la sua attività da parlamentare, alla questione della salute mentale nelle carceri.Senatrice, quali sono i problemi sul fronte sanitario che ha evidenziato durante la discussione in commissione giustizia?Ci tengo a sottolineare che quando in commissione è arrivato lo schema di decreto, ho chiesto appositamente delle audizioni relativamente alla parte sanitaria, ma hanno preferito farle soprattutto per la modifica del 4 bis perché premeva molto ad altri miei colleghi. Mi ha lasciato molta amarezza, perché i provvedimenti destinati a mutare in maniera radicale il trattamento del paziente psichiatrico autore di reato, li considero pieni di punti critici.Quali osservazioni ha posto?Innanzitutto preciso che alla commissione giustizia non ho posto delle osservazioni, ma delle condizioni. Due sono state le questioni: la prima riguarda tutto il parere contenuto dalla conferenza Stato- Regioni, perché la salute nelle carceri è di competenza regionale. Gli elementi che le Regioni hanno messo in evidenzia dovevano a mio parere essere posti come condizione, soprattutto quello relativo alle risorse finanziarie. Altro punto che ho evidenziato osservazione posta anche dalle Regioni - è quello riguardante la creazione di Sezioni per detenuti con infermità, con losservazione che venga aggiunta la parola psichica al fine di specificare la tipologia di infermità dei detenuti cui sono destinate le sezioni speciali, altrimenti si corre il rischio di mettere insieme i detenuti con problemi fisici con quelli infermi di mente. Così come chiedevo che venisse specificato il percorso di esecuzione esterna dei detenuti con sopraggiunta infermità mentale, perché purtroppo nel decreto manca tutto questo e a chiederlo non sono solo io, ma anche le Regioni stesse.Quindi sono questi i due problemi principali?Problemi di non poco conto. Soprattutto perché mancano le risorse finanziarie, con il rischio che le Sezioni per detenuti con infermità psichica non vengano istituite allinterno dei penitenziari. Per questo ho chiesto delle garanzie in tal senso. La mia preoccupazione centrale è che ci ritroveremo in carcere persone affette da malattia mentale senza queste sezioni.Ma scusi, i soldi ci sono nella legge di Bilancio.Le faccio due conti. La legge ha stanziato 10 milioni nel 2018 per attuare in parte la riforma dellordinamento penitenziario, 20 milioni per il 2019 e 30 per il 2020. Ma non bastano, per questo io allepoca chiesi almeno di invertire lordine e iniziare da 30 milioni fino a decrescere. Anche perché le leggi di bilancio cambiano ogni anno, chi dice che il prossimo governo non tolga i soldi? Poi cè anche una questione su quei 10 milioni.Quale?Nella relazione tecnica, di questi 10 milioni, già 6 milioni e mezzo sono stati destinati per gli sgravi fiscali alle imprese che assumono i detenuti, per i mediatori culturali e altre voci. Per il discorso sanitario, quindi, ne rimangono solamente tre. Capisce da solo che non bastano e il rischio che ho paventato è serio.Come lei sicuramente saprà, cè lazione non violenta del Partito Radicale, in particolare Rita Bernardini che è arrivata al 23esimo giorno dello sciopero della fame per chiedere lapprovazione della riforma. Non è daccordo?Guardi, io sono vicinissima alla battaglia del Partito Radicale, del quale sono anche iscritta, e sostengo lazione non violenta intrapresa dalla Bernardini. Quello che voglio è che la riforma venga approvata, ma con la volontà di applicarla per davvero, scongiurando i rischi che ho paventato. A questo aggiungo anche che il decreto sulla salute mentale non può essere disgiunto da quello relativo alle misure di sicurezza. Però sappiamo che tale decreto è stato lasciato nel cassetto.