La riforma dell’ordinamento penitenziario non va avanti: ieri si è riunito il Consiglio dei ministri, ma all’ordine del giorno non c’era l’esame definitivo dei decreti attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario. Il Partito Radicale continua la sua azione nonviolenta e da ieri, compresa tutta la giornata di oggi, è in corso una mobilitazione con una trasmissione nostop di Radio Radicale, condotta da Massimiliano Coccia, Lorena D’Urso, Alessio Falconio e Giovanna Reanda, con gli interventi di giuristi, politici, giornalisti e tutti gli addetti ai lavori dell’ambito penitenziario e giudiziario.

Si è persa quindi un’occasione per la certezza dell’approvazione della riforma. Ora rimane in bilico la certezza del diritto, quello che prevede la completa attuazione dell’articolo 27 della nostra Costituzione nell’ordinamento penitenziario. Nella giornata di ieri, per un secondo, si erano accese le speranze. Al- notizia della convocazione del Consiglio dei ministri, era stata lanciata un’agenzia stampa con la notizia dell’approvazione dei decreti attuativi. A smorzare le speranze, le attese di migliaia di detenuti e familiari, è stata proprio l’esponente del Partito Radicale Rita Bernardini, giunta oramai al 18esimo sciopero della fame. «Niente da fare - ha annunciato la radicale Bernardini -, l’agenzia ha confuso l’ordinamento penitenziario con ' attuazione del principio di delega della riserva di codice nella materia penale'». Sì, perché ha tratto in inganno la dicitura “esame definitivo delle Disposizioni di attuazione del principio di delega della riserva di codice nella materia penale, a norma dell’articolo 1, comma 85, lettera q), della legge 23 giugno 2017, n. 103”, che certamente ha a che fare con l’ordinamento penitenziario, ma dal punto di vista dell’ambito di materia penale. Articolo già licenziato preliminarmente ad ottobre scorso e solo ora approvato definitiva- mente.

Rimane quindi il lecito dubbio se il governo ce la faccia ad approvare definitivamente la riforma. Durante la trasmissione speciale di Radio Radicale dedicata, per l’appunto, alla mobilitazione straordinaria per l’approvazione del nuovo ordinamento, c’è stato un intervenla to di Donatella Ferranti, la presidente della commissione giustizia della Camera, la quale ha spiegato che l’iter è ancora lungo. «Le commissioni di entrambe le Camere - ha spiegato la Ferranti - hanno dato pareri diversi che non collimano, soprattutto in merito alla modifica del 4 bis. Quindi il Consiglio dei ministri, una volta riunito, se non dovesse accogliere le osservazioni, dovrà inviare alle commissioni le eventuali motivazioni. Dopodiché – continua Donatella Ferranti – la commissione avrà tempo dieci giorni per esprimere un parere». Una notizia che non lascia ben sperare. L’unica speranza è quella di una convocazione straordinaria da parte del Consiglio dei ministri per accelerare i tempi, altrimenti se ne riparlerebbe dopo le elezioni. L’unica certezza è che se il governo dovesse farcela, la riforma sarà comunque incompleta, con il rischio – se dovesse accogliere le osservazioni della commissione giustizia del Senato - anche di depotenziare la modifica del 4 bis, il fulcro principale dei decreti attuativi visionati.