Dopo le polemiche per le dichiarazioni su Rosy Bindi («un'infame, da ucciderla»), il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, non ne vuol sapere di abbassare i toni e contrattacca. «Se qualcuno pensava di costruire o inventare un episodio che potesse determinare uno sconquasso, hanno fatto guadagnare al sì qualche centinaio di migliaio di voti», dice dai microfoni dell'emittente salernitana Lira Tv. «Siamo in un Paese nel quale ti svegli la mattina per buttare il sangue in una regione come la Campania, cerchi di fare il tuo dovere da uomo libero e ti devi guardare da farabutti di ogni tipo», continua. Eppure De Luca è convinto che questo "incidente di percorso" gli abbia consentito di riconquistare «il consenso di tutto il partito trasversale dei disgustati, di cui mi onoro diessere il leader da qualche anno, e che di fronte a questi atti di fariseismo non potrà non avere un moto di ripulsa». Ma tra coloro che hanno preso le distanze dal presidente campano sull'affaire Bindi ci sono i massimi esponenti del suo partito: il Pd. Il segretario Matteo Renzi ha definito «totalmente inacettabili» le parole di De Luca, mentre il presidente Matteo Orfini ha invitato il governatore a darsi una calmata e a scusarsi con la presidente della Commissione Antimafia. L'esponente dem campano, però, non è il tipo che si cosparge il capo di cenere. Anzi, se può rilancia, polemizzando con i suoi maggiori detrattori. E nel suo mirino finisce anche finito Roberto Saviano, che aveva liquidato come «parole mafiose» le frasi contro Bindi. Senza mai nominarlo direttamente, il presidente della Regione risponde a muso duro allo scrittore: «Il camorrologo di corte troverebbe violenza anche nelle canzoni di Baglioni». Per sminuire le sue affermazioni, infatti, l'ex sindaco di Salerno chiama in causa personaggi del cinema e della musica: da Carlo Verdone ad Alberto Sordi, da Vittorio De Sica a Claudio Baglioni, appunto. «L'espressione "vai a morire ammazzato" che immaginavo fosse una espressione di folklore abbiamo imparato che in realtà è una grave minaccia. Non un'espressione di gergo ma un programma di azione», prova ad argomentare. «Voi pensavate a Baglioni come ad un uomo romantico, perfino delicato che guardava le magliette trasparenti. Ha fatto una canzone dal titolo Vai a morire ammazzato, un brano che noi non pensavamo fosse di carico ideologico, ma che il camorrologo di corte e di salotto definirebbe messaggio carico di violenza». In realtà il titolo della canzone a cui si riferisce De Luca è un altro: E me lo chiami amore, ma è vero che il cantautore romano nel ritornello intona: «Ma va' moriammazzata».Citazioni musicali a parte, tra gli obiettivi del governatore, però, non potevano mancare i 5 stelle. «Ho letto che due eminenti dirigenti del M5S avevano intrapreso un viaggio sul treno per vedere come funzionano i treni dei pendolari», dice. «Io avevo preso per buona la notizia perché pensavo che avessero deciso di fare i transfrontalieri e andare in Svizzera a lavorare. Braccia sottratte alla zootecnia svizzera, alla mungitura di mucche, alle porcilaie di Zurigo. Ed invece si sono fermati a Civitavecchia e sono tornati indietro. Questi giovani dirigenti grillini... che meraviglia».