«È stato un lavoro lungo. Il confronto è stato vivace, anche spigoloso». A Giuseppe Cucca pare ripassino davanti agli occhi tutti e 15 i mesi spesi dalla commissione Giustizia del Senato a cercare un'intesa sulla riforma del processo. E quando gli si chiede se davvero alla fine servirà la fiducia per arrivare al sospirato sì di Palazzo Madama, lui risponde ancora con l'evocazione di quella fatica: «Il provvedimento è tra i più complessi. Pieno di insidie proprio perché pieno di contenuti. Sulla fiducia deve decidere il governo, in ogni caso va tenuto presente che il lavoro necessario è stato fatto».Non è un appello affinché Palazzo Chigi lanci un salvagente e accetti di blindare il disegno di legge, no. Però è un invito a non mandare per aria tutto il lavoro fatto, senza dubbio. Il senatore Cucca d'altronde ci ha messo la faccia, come si dice in questi casi: in questa impervia riforma del processo divide con il collega ed ex pm Felice Casson il titolo di relatore. Avvocato di Nuoro, eletto col Pd, Cucca ha più volte dato precedenza al pragmatismo delle soluzioni politiche rispetto alle proprie convinzioni personali. Come quando in commissione ha ritirato la firma dall'emendamento, suo e di Casson, che prevedeva lo stop della prescrizione in primo grado. «Con i senatori di Area popolare si è lavorato con il comune obiettivo di approvare la riforma».Ma adesso servirà la fiducia, senatore?Posso assicurare che in questo momento certezze non ce ne sono. Di sicuro la scelta è tutta in capo al governo.Nel Pd c'è chi sostiene che questo disegno di legge su prescrizione, intercettazioni, modifiche al processo penale e all'ordinamento penitenziario in fondo non è la priorità.Davvero? Non si direbbe che dal punto di vista del governo le cose stiano davvero così. Vedo una forte determinazione ad affrontare uno per uno i temi più delicati nel campo della giustizia. E in Parlamento mettiamo in pratica questa determinazione, con i tempi necessari. Sul mandato del ministro Andrea Orlando c'è un passaggio iniziale che andrebbe ricordato.A cosa si riferisce?Al suo primo intervento qui al Senato, in commissione Giustizia, dopo la nomina. Espose uno per uno tutti i passaggi che puntualmente sono diventati iniziative di legge. Dal carcere alla riforma della magistratura onoraria, una svolta epocale di cui si parlava da più di vent'anni. I risultati ci sono, il guardasigilli ha avuto una linearità ineccepibile.I tempi sul ddl penale però sono stati più lunghi, rispetto ad altri provvedimenti.Credo si debba guardare alla qualità dei risultati. Tutto è perfettibile, ma si è fatto lo sforzo di ascoltare tutte le voci, anche dell'opposizione. Mi riferisco per esempio al senatore di Forza Italia Giacomo Caliendo: sono passati ben 28 emendamenti presentati da lui, che sta all'opposizione, insieme con l'ex presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma.Ma adesso senza la fiducia rischia di sbriciolarsi tutto. O no?È il governo che decide. Posso dire che si tratta di un disegno di legge molto complesso, articolato. Sulla fiducia il governo valuterà anche in base ai tempi necessari per completare il percorso e arrivare all'approvazione.Ma la fiducia rischia di ravvivare le accuse dei cinquestelle, come quelle di Giarrusso secondo cui su prescrizione e altre questioni la maggioranza fa un regalo a mafiosi e corrotti?Guardi, sarà sorprendente ma le posso assicurare che l'approccio dei cinquestelle non è sempre quello che lei dice. Giarrusso l'ho ascoltato anch'io, giovedì mattina, intendiamoci. Ma ho ascoltato anche il senatore Buccarella. E ho sentito considerazioni ragionevoli, anche se il giudizio su singoli aspetti è diverso dal nostro.Almeno per lui non siete i fiduciari del crimine.Ma veramente, non scherziamo, l'accusa di voler salvare i corrotti è inconcepibile. Certo, c'è chi come Giarrusso la tira fuori ma c'è anche chi come Buccarella sostiene che nel provvedimento ci sono misure corrette e che però la risposta complessiva dal suo punto di vista non è sufficiente.Sulla prescrizione, per esempio.Certo. Loro sono su posizioni simili a quelle dell'Anm: stop alla prescrizione dopo la condanna di primo grado. In pratica è la stesso punto di vista di Casson. Poi hanno posizioni diverse sull'uso dei trojan horse, per esempio.Poniamo passi per esempio uno degli emendamenti Casson: è immaginabile andare avanti a costo di uno strappo nella maggioranza, di una rottura con Ncd?Abbiamo lavorato insieme, abbiamo concordato insieme un testo, non mi pare ci siano le condizioni per prevedere uno strappo di qualunque genere.Con il suo correlatore Felice Casson si è trovato in disaccordo su diverse questioni: pensa che Casson sia spinto su posizioni eterodosse solo dalle sue convinzioni di giurista o anche dall'essere schierato "a sinistra", nel Pd?Posso dire una cosa: Casson è un ottimo tecnico del diritto, una persona assolutamente preparata. Se sia condizionato anche da aspetti esclusivamente ideologici, bisognerebbe chiederlo a lui.Si poteva fare meglio, in questa riforma del processo?Tutto è perfettibile. Guardi questa è una riforma complessa, non epocale, ma non era quella l'intenzione. Si doveva regolare una materia molto ampia nel migliore modo possibile tenuto conto che nella maggioranza ci sono sensibilità diverse. Io dico che abbiamo messo un punto fermo, ecco, che abbiamo fatto compiere un grosso passo avanti verso la soluzione delle questioni più delicate nel campo della giustizia penale. È proprio la concretezza di questa evoluzione ad assegnare alla riforma un'importanza particolare.A proposito di nuove leggi: quella sul sistema elettorale per gli Ordini degli forensi consentirà davvero all'avvocatura di uscire dal groviglio dei ricorsi?Con una legge primaria si risolve il problema delle incongruenze normative che determinavano i ricorsi. Cercheremo di approvare questa riforma in tempi brevi, in modo da consentire a tutti gli ordini di ricominciare a lavorare in modo più ordinato, e mettere fine all'imbarazzo in cui si trovano i fori di tante città.